Un telescopio per cercare un'altra Terra

Domenica 15 Dicembre 2019
Un telescopio per cercare un'altra Terra
LA MISSIONE
Padova alla conquista della Terra gemella. Al di là dell'Oceano Atlantico, nella Guyana francese, c'è un razzo Soyuz alto come la torre della Specola in rampa di lancio. Partirà martedì all'alba, 9.45 ora italiana. Dentro, l'oggetto più prezioso è un telescopio lungo poco più di un metro, progettato e costruito proprio nella torre astronomica padovana dagli scienziati dell'Inaf, Istituto nazionale di astrofisica e dal Dipartimento di Fisica e Astronomia Galileo Galilei dell'Università.
Il suo compito è indagare l'immensità alla scoperta di un pianeta abitabile, l'ossessione degli astronomi. Non che le probabilità manchino. Nella nostra galassia ci sono tante stelle quanti granelli di sabbia in un metro cubo. E le galassie sono miliardi.... Però è un fatto che il primo pianeta fuori dal nostro Sistema solare è stato scoperto solo nel 1995 (51 Pegasi b, 50 anni luce di distanza) da quel Didier Queloz recente Nobel per la Fisica che non a caso è il responsabile scientifico della missione.
IL CACCIATORE
Dunque siamo all'inizio dell'avventura anche se da allora grazie al telescopio Kepler, lanciato in orbita, ne abbiamo individuati altri 4 mila. Ma come sono fatti? E quanti si trovano in una fascia abitabile? Questo è il compito di Cheops, (Characterizing exoplanets satellite) un satellite nato dall'Esa l'Agenzia spaziale europea con la collaborazione di 11 Paesi. Una sorta di segugio spaziale. Osserverà i pianeti già conosciuti per capirne le caratteristiche in un'orbita a 700 chilometri dalla Terra (quasi il doppio dello Shuttle) per non essere disturbato dall'atmosfera. Ne misurerà il diametro interfacciandosi con il telescopio nazionale Galileo alle Canarie che darà il peso. Nel rapporto fra i due si potrà calcolare la densità che ci permetterà di scoprirne l'età e la formazione. E soprattutto se possono contenere la vita.
LE MISURAZIONI
Il telescopio punterà una stella e quando il suo pianeta le passerà davanti misurerà con una precisione mai vista di quanto cambia la luce emessa, perchè la sagoma del pianeta gliene toglie un po'. Lo strumento è in pratica un fotometro come quello che calcola la luminosità del soggetto nelle macchine fotografiche e ci dà l'esposizione giusta. Solo che l'obiettivo della macchina, largo 30 centimetri, è un telescopio...
Cheops sarà una sorta di perlustratore per il James Webb un telescopio dallo specchio dieci volte più grande di Hubble, che sarà lanciato nel 2021 e potrà farne l'analisi chimica. Diciamo che Webb potrà guardare a colpo sicuro grazie a Cheops. Il nostro telescopio è stato costruito in Italia da Leonardo azienda pubblico privata dell'aerospazio e Thales Alenia con media Lario e finanziamento dell'Agenzia spaziale italiana.
LA RICERCA
Il satellite sarà in grado di riconoscere un pianeta gassoso da uno roccioso, uno dove i venti soffiano a 17mila chilometri all'ora da un altro dove la temperatura oscilla fra i 1000 e i 2700 gradi. La stella più vicina dotata di un pianeta è Alfa centauri. Il suo Proxima b si trova a 4 anni luce da noi. Ammesso che sia abitabile un anno luce sono 9mila e 460 miliardi di chilometri. Per le possibilità attuali 40 anni di viaggio. Ma con i nuovi motori allo studio: plasma, fissione nucleare o antimateria si farebbe molto prima.
LO SCIENZIATO
Roberto Ragazzoni dell'Inaf Padova è instruments scientist del telescopio, ha diretto il gruppo che l'ha costruito. «Ci sono già progetti per mandarci sonde grandi come un telefono cellulare a un quinto della velocità della luce. Impiegherebbero 20 anni per incrociare il primo pianeta. Ma a noi in questo momento interessa di più com'è fatto perchè ci darebbe indicazioni non solo sul passato ma soprattutto sul futuro della Terra. Teniamocela stretta ma se un giorno dovessimo lasciarla? Cheops potrebbe dirci scoprendo un pianeta simile com'è stata o come sarà ad esempio l'evoluzione del clima. Ma Cheops ha l'abilità di scoprire anche le lune. Nel nostro sistema solare ad esempio ci sono 8 pianeti e 150 lune. Nel sistema di un'altra stella potremmo scoprire qualche luna abitabile». Ma cosa significherebbe scoprire tracce di vita? «Se trovassimo le condizioni per la formazione di acqua e o molecole organiche sarebbe eccezionale. Webb lo scoprirà».
LO STRUMENTO
Il nostro telescopio invece? «È progettato per misurare con estrema precisione l'intensità della luce e ha la caratteristica di essere molto stabile, nello spazio non si deformerà per più di un micron. Le ottiche sono state progettate e montate a Padova dentro la torre della Specola. L'orbita è stata studiata per rimanere in continuazione dove finisce la luce e comincia il buio». Per gli appassionati martedì dalle 9.30 si potrà assistere al lancio nella sede del Dipartimento di Astronomia alla Specola con Francesco Marzari e Federico Biondi che hanno partecipato al progetto
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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