TRAFFICO DI DROGA
PADOVA Ancora un'inchiesta sulla banda dell'eroina caramellata,

Venerdì 10 Dicembre 2021
TRAFFICO DI DROGA PADOVA Ancora un'inchiesta sulla banda dell'eroina caramellata,
TRAFFICO DI DROGA
PADOVA Ancora un'inchiesta sulla banda dell'eroina caramellata, sgominata nel febbraio scorso con l'esecuzione di nove misure cautelari. I poliziotti della sezione antidroga della Squadra mobile, guidati dal vicequestore aggiunto Carlo Pagano, hanno ricostruito una redditizia attività di smercio di droga a carico del sodalizio criminale che riforniva la piazza padovana di ingenti quantitativi di stupefacenti, attraverso una ramificata organizzazione di corrieri e spacciatori. Nel nuovo filone d'indagine, giunto in dirittura d'arrivo, vi sono i riscontri di una novantina di episodi di cessione di stupefacenti. Ancora una volta a reggere le fila di questa poderosa attività di compravendita di eroina erano due pericolosi pregiudicati, entrambi assicurati da tempo alla giustizia: il 49enne tunisino Jamel Chebbi, con residenza a Cavarzere, detto Jack, recentemente condannato a sei anni di reclusione nella prima tranche dell'inchiesta, e il connazionale Alì Ahmed, 45 anni, detto Bomber, sfuggito alla prima retata, successivamente arrestato dalla polizia marocchina nella città di Bouznika, e in attesa di estradizione nel nostro Paese.
LE ACCUSE
Assieme ai due capi indiscussi del sodalizio criminale hanno ricevuto la notifica dell'avviso di conclusione indagini altri cinque tunisini, tra cui Nadhmi El Haj, 38 anni, residente a Padova, condannato a cinque anni e due mesi nell'inchiesta madre, e tre padovani. Tra il febbraio e il maggio di quest'anno avrebbero continuato imperterriti a movimentare quantitativi di eroina e cocaina, da poche decine di grammi fino a mezzo chilo per volta. Centinaia di conversazioni registrate durante intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno consentito di documentare da una parte 54 cessioni, attribuite ad un gruppo di cinque indagati, dall'altra altre 38 cessioni, a carico di sette soggetti finiti nei guai. Le consegne di stupefacente sono state localizzate tra Padova, Mestre, Monselice, Cadoneghe ed Albignasego.
LA PIRAMIDE
Quanto emerge dall'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Benedetto Roberti è l'efficacia organizzativa di una vera e propria struttura piramidale. Chebbi e Ahmed avevano a disposizione due luogotenenti: toccava a El Haj e a Safouan Messaoud, 37 anni, tunisino, gestire le operazioni di ritiro della droga dai corrieri, coi quali erano però i due capi a mantenere i contatti. Messaoud si avvaleva a sua volta della collaborazione di Salvatore Della Valle, 52 anni, padovano, cui consegnava lo stupefacente appena ritirato e si faceva consegnare i soldi da versare al corriere. Il denaro veniva fornito da un altro indagato, Wajib Souri, 40 anni, tunisino, che faceva in sostanza le veci di Alì Ahmed durante la sua latitanza, conclusasi nel maggio scorso. Della Valle curava infine lo spaccio al dettaglio, in prevalenza nella zona di Mortise, ed in particolare all'interno del parco delle Farfalle.
In parallelo agivano altri due luogotenenti dei boss, il tunisino Faycel Ghanmi, di 43 anni, e la padovana Giuseppina Stefania Munafò, anch'essa 43enne. La coppia ritirava abitualmente la droga a Monselice. Una parte del carico veniva successivamente consegnata a Messaoud e a Nicole Ravagnan, 30 anni, di Padova, che avevano il compito di trasportarla in città, dove ad attendere la consegna c'era Della Valle. Proprio in occasione di uno di questi viaggi Messaoud e Ravagnan era incappati in un controllo della polizia. Il 15 maggio scorso l'auto condotta dalla Ravagnan era stata fermata in via Turazza. La coppia era stata sorpresa in possesso di 534,50 grammi di eroina e 2.850 euro in contanti. Il trafficante tunisino era finito in manette mentre la complice se l'era cavata con una denuncia a piede libero.
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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