Mogol: «Per fare belle canzoni bisogna avere grande cultura»

Sabato 18 Maggio 2019
IL PERSONAGGIO
Ha scritto decine di canzoni indimenticabili, che hanno avuto un successo internazionale e che sono state affidate all'interpretazione di cantanti amati dal grande pubblico, tra tutti Lucio Battisti, ma anche Mina, Celentano, Bobby Solo, Riccardo Cocciante, Lucio Dalla, Ornella Vanoni e Tony Renis. Mogol, pseudonimo di Giulio Rapetti, autore, produttore discografico e scrittore italiano, classe 1936, sarà al Palmanova Outlet Village oggi alle 18.30, per raccontarsi tra musica e parole. Accompagnato dal maestro Barbera, pianista e compositore di fama internazionale, sarà intervistato da Loredana Forleo. E di storie da raccontare ce ne saranno molte, visto che Mogol è parte integrante della storia della canzone italiana. Alla soglia degli 82 anni e con oltre 523 milioni di dischi venduti nel mondo il maestro della canzone italiana non vuole andare in pensione. «Non smetterò mai di fare progetti, fino all'ultimo - assicura - Assieme ai miei allievi del Cet (Centro Europeo di Toscolano, la scuola da lui fondata nel 1992 come centro di eccellenza universitario per la musica popolare ndr) stiamo scrivendo molte canzoni e stiamo aspettando una occasione promozionale importante, perché senza di essa non si va da nessuna parte». Un grande lavoro con i giovani che vogliono fare carriera in questo settore. «Occorre studiare. Senza cultura non si va da nessuna parte. E tanti sono gli allievi che trovano la loro strada. Di questo Mogol si dichiara orgoglioso: «Arisa è uscita dalla mia scuola, così come Anastasio, che le ha scritto le canzoni vincitrici di Sanremo. Son Pascal, cantante italiano che in Kazakistan fa impazzire le folle, è, per così dire, una mia creatura. È stata allieva del Cet anche Amara, autrice del miglior testo di Sanremo 2017, per Fiorella Mannoia».
LA NAZIONALE CANTANTI
E poi dalla canzone allo sport. Come la Nazionale Cantanti. «Un amico - racconta - presidente della Croce Verde di Sempione mi chiese di fare un concerto per raccogliere fondi finalizzato all'acquisto di una ambulanza. Io ero un appassionato del gioco del pallone e gli proposi una partita di calcio. All'Arena di Milano portammo 20mila persona. Poi coinvolsi gli amici e dopo due anni nacque la squadra ufficiale. Complessivamente abbiamo raccolto 90 milioni di euro destinati a progetti benefici e ancora andiamo avanti. Alla prossima Partita del cuore giocherà anche Ronaldo». Un successo sotto tutti i punti di vista. «Racconto storie di vita, nelle quali tutti si possono riconoscere. Mi ispiro prima di tutto alla mia, ma sono anche un attento osservatore di quella degli altri. Scrivo parole strettamente legate alla musica». Mogol un nome che è poi diventato una garanzia. «Fu scelto dalla Siae. Inizialmente mandai 30 pseudonimi. Ma non andavano bene. Allora ne mandai 120. Mogol era il generale delle Giovanni Marmotte». E così si diventa un grande paroliere.. «No. Paroliere è colui che fa le parole crociate. Io sono autore di testi. Lavoravo per la casa editrice Ricordi e traducevo in italiano le canzoni inglesi, per pochi spiccioli a canzone. Spesso però erano incomprensibili e confuse, anche perché scritte sotto l'effetto di droghe così spesso le rifacevo di sana pianta».
Clelia Delponte
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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