Mafie, il manifesto di Rizzante

Martedì 12 Novembre 2019
Mafie, il manifesto di Rizzante
SAN DONÀ
«Non chiediamo voti, denaro o servizi a mafiosi e corrotti: serve un impegno straordinario nella lotta alle mafie». Prende posizione con una lettera aperta Francesco Rizzante, 32enne presidente del consiglio comunale di San Donà e coordinatore metropolitano di Avviso Pubblico, l'associazione che riunisce gli amministratori che promuovono la cultura della legalità. Le recenti inchieste relative al capannone usato come discarica a Fossalta, le infiltrazioni ad Eraclea e sul litorale hanno svelato la presenza anche nel Veneto orientale di organizzazioni criminali legate a ndrangheta e camorra. Non a caso Rizzante declina al plurale: impegno nel contrastare le mafie.
ADDIO ISOLA FELICE
«Le indagini dimostrano che la nostra terra non è un'isola felice spiega Rizzante - le mafie qui non si sono semplicemente infiltrate, bensì si sono radicate, sfruttando la crisi economica, il malessere sociale e la sfiducia verso le istituzioni e i corpi intermedi per conquistare il consenso in alcune fasce della popolazione, della politica, delle libere professioni, dell'economia e della finanza. È questo il dato più allarmante che segna un passaggio storico: le mafie non sono più un mondo a parte, ma si manifestano, attraverso connivenze e favoritismi, come parte del nostro mondo. E ciò consente loro di svolgere le proprie attività illecite godendo di ampie coperture. Questa è la consapevolezza che deve maturare nel nostro territorio». «Non basta dichiararsi sorpresi o indignati aggiunge Rizzante - Serve un impegno straordinario, partendo dalle istituzioni e dalla politica, che si traduca in una maggiore capacità di reazione e di mobilitazione, con un'attenzione alla dimensione educativa e culturale, l'unica in grado di smuovere le coscienze. Le mafie si possono sconfiggere, a condizione però che non vi sia una delega esclusiva alle forze di polizia e alla magistratura. Per quanto efficaci, le sole misure repressive non basteranno mai ad eliminare il crimine organizzato. L'antimafia deve appartenere a tutti i cittadini».
AZIONI DI CONTRASTO
Ma ogni amministratore pubblico o semplice cittadino come può contrastare questi fenomeni? «Adempiendo in modo responsabile ai propri doveri senza cercare scorciatoie; rifiutando la cultura del favore, del privilegio, della raccomandazione, della prevaricazione, della violenza verbale e fisica. Evitando di essere indifferenti, superficiali, omertosi. E denunciando alle autorità qualsiasi tentativo di minaccia, intimidazione e corruzione. Soprattutto non chiedendo voti, denaro o servizi a mafiosi e corrotti. Per contrapporci alle reti della criminalità organizzata e difendere il bene comune, è necessario costruire una rete più forte di legalità organizzata. Una rete fatta di amministratori pubblici credibili e responsabili che non cercano il consenso dei mafiosi; di imprenditori e professionisti che non fanno affari con i mafiosi, consapevoli che le mafie danneggiano le imprese e distruggono il tessuto economico e sociale; di cittadini per bene che credono nel lavoro onesto, nella giustizia e nell'etica dei comportamenti. Dobbiamo essere un virus positivo. Dobbiamo essere più forti e più contagiosi di loro. Lo dobbiamo alle oltre mille vittime innocenti di mafia, a chi ha sacrificato la propria vita in nome della lotta all'illegalità. E lo dobbiamo a noi stessi».
Davide De Bortoli
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