La Serenissima e la Superba

Giovedì 4 Giugno 2020
La Serenissima e la Superba
LA STORIA
Chi ha vinto a Chioggia? Gli ottomani! Sì, certo, bisogna prenderla alla larga e fare un salto nel tempo, ma tra Genova e Venezia, cioè i due litiganti, saranno i terzi a godere: terzi che sono stati prima i catalano-aragonesi e poi i turchi. Questo è quanto racconta Antonio Musarra nel libro che esce in questi giorni Il Grifo e il Leone. Genova e Venezia in lotta per il Mediterraneo, edito da Laterza. Musarra è storico genovese medievista, insegna all'università di Roma La Sapienza. La lotta che per un secolo e mezzo ha duramente contrapposto le due superpotenze navali del Medioevo si chiude nel 1380 a Chioggia. I genovesi, spalleggiati dai padovani e dagli ungheresi, occupano la città e da lì si ripromettono di compiere l'ultimo balzo e mettere per sempre le briglie ai cavalli di San Marco, come diceva Pietro Doria, comandante dei liguri. Poi come sia andata si sa: i veneziani agli ordini di Vettor Pisani battono i genovesi, grazie anche all'arrivo della squadra navale di Carlo Zen. Doria muore e viene rimandato in patria in una cassa piena di sale, per preservarne il corpo. I genovesi, che prima di Chioggia avevano occupato Pola e da lì si erano portati via un leone di San Marco di pietra come preda di guerra, non entreranno più nell'Adriatico.
PETRARCA
La logorante serie di conflitti che aveva diviso le due città lascerà spazio ad altre potenze navali che saranno in grado di influire sulle sorti del Mediterraneo. Se Genova e Venezia si fossero combattute meno fra loro e avessero fronteggiato gli altri, non ce ne sarebbe stato per nessuno. Lo aveva capito benissimo Francesco Petrarca, che non a caso Musarra cita in apertura del libro. «Corrono ora alle armi», scrive il poeta, «due fiorentissime città» che lui chiama «due astri d'Italia» che combattendosi fra loro rischiano di perdere «la gloria e il dominio del mare conquistato con tante fatiche». Petrarca si esprime in questo modo a Padova, il 18 marzo 1351, rivolgendosi al doge Andrea Dandolo e aggiunge che «siate vincitori o vinti (incerto è il gioco della fortuna), sarà inevitabile che una delle due luci d'Italia dovrà spegnersi e l'altra oscurarsi». Ha ragione Petrarca: mentre genovesi e veneziani si combattono, gli spagnoli occupano la Sardegna e cominciano a muoversi per prendersi l'Italia meridionale scacciando gli angioini. Il doge però non lo ascolta, quello che interessa ai veneziani è la «libertà dei mari» e la minaccia genovese rischia di interrompere le linee commerciali.
SEMPRE IN LOTTA
Musarra definisce Genova e Venezia «due città speculari che hanno necessità di rifornirsi dal mare». Tanto per non smentire l'assunto che tutto torna, nel conflitto che contrappone Genova e Venezia, trovano spazio pure le fake news, per esempio quella secondo cui i genovesi avrebbero concesso le loro navi ai turchi affinché attraversassero il Bosforo. Non è così, la voce era stata messa in giro dagli stessi veneziani per screditare il nemico ed è stata ripresa nei secoli a venire. La verità è, spiega Musarra, che verso la metà del Trecento i veneziani controllavano i Dardanelli e i genovesi il Bosforo, ed entrambi si sono girati dall'altra parte quando gli ottomani avevano oltrepassato gli stretti per combattere contro i bizantini. Alla fin fine è proprio Bisanzio la vittima più importante delle lotte tra il grifo e il leone, durante il secolo e mezzo di guerre e anche dopo, fino all'ultimo atto, quando un contingente genovese combattè nella città assediata dagli ottomani, mentre la flotta veneziana mandata in soccorso non arriverà mai a destinazione e il 29 maggio 1453 i turchi la conquisteranno.
VICENDE CONNESSE
Questo libro è un po' una perla rara nella storiografia delle due potenze marittime. Le loro vicende sono strettamente interconnesse, ma in genere ognuno studia le proprie, trascurando quelle dell'avversaria. Un'eccezione sono gli atti del convegno tenuto nel 2000 Genova, Venezia, il Levante nei secoli XII-XIV, pubblicati congiuntamente dalla Società ligure di storia patria e dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. «Quel volume, però, non analizza il confronto marittimo», sottolinea Musarra, «è un po' come guardare una squadra di calcio senza vederla giocare le partite». La storia non si fa con i se, ma invece è divertente formulare ipotesi, proviamo a fare un po' di quel che in termini colti si chiama ucronia. Se Genova e Venezia invece di combattersi si fossero alleate, sarebbero potuto diventare potenze oceaniche? «No, comunque erano troppo decentrate», afferma Musarra, «e non avrebbero avuto la forza di contrastare le corone di Navarra e Castiglia riunite. Il più piccolo Portogallo da un lato godeva di una posizione geografica privilegiata, dall'altro aveva cominciato a guardare all'Atlantico già nei primi decenni del Trecento, quando re Dionigi aveva dato il comando della flotta al genovese Emanuele Pessagno». All'inizio del Novecento Camillo Manfroni, docente di storia all'Accademia navale di Livorno, e Roberto Cessi, autore di una fondamentale storia di Venezia, avevano provato a mettere a confronto le due città, ma dopo di loro la linea di studi si è interrotta.
SEMPRE IN CONFLITTO
«I rapporti tra Genova e Venezia», osserva Musarra, «sono prevalentemente conflittuali. Dopo la Seconda guerra mondiale la storia militare è stata abbandonata perché si riteneva, a torto, che studiava storia militare fosse militarista. È rimasto tutto bloccato fino a metà degli anni Novanta, quando si è cominciato a parlare di storia sociale della guerra, mentre nell'ultimo quindicennio c'è stata una ripresa della storia militare». Aggiungiamo pure che l'Italia ha da tempo voltato le spalle al mare, e quindi tutto quel che abbia a che fare con la storia marittima e navale è abbastanza trascurato. Quel che c'è, come il fondamentale libro di Guido Candiani sulla marina veneziana, riguarda l'età moderna e non il medioevo, volume peraltro edito a Genova, dal Laboratorio di storia marittima e navale. «Ci sono interi aspetti dei rapporti tra Genova e Venezia che rimangono tutti da studiare», afferma Antonio Musarra, «per esempio la comunità veneziana a Genova, che c'era, ma che non è mai stata indagata, così come non si sa nulla dei genovesi a Venezia. Sappiamo della collaborazione tra genovesi e veneziani nelle colonie durante i periodi di tregua, soprattutto a Cipro e nel Mar Nero, ma delle relazioni nelle città di origine nessuno se n'è occupato. Per questo ho costruito il mio libro andando sempre alla ricerca delle fonti archivistiche che sono tutte citate, in modo che chiunque possa riprendere le indagini». C'è un nuovo filone di studi storici da esplorare, quindi se qualcuno ne avesse voglia, si metta all'opera.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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