La buca magica delle ruote

Domenica 18 Agosto 2019
La buca magica delle ruote
LA GROTTA
Tra il Seicento e il Novecento nella cava di Pedeguarda si estrassero pregiate macine da mulino, note in tutto il Veneto. Misteri e leggende in uno dei luoghi più affascinanti della pedemontana trevigiana.
A Pedeguarda, piccolo paesino del Quartier del Piave posto nella periferia meridionale di Follina in provincia di Treviso, esiste un luogo davvero magico che regala uno spettacolo unico nel suo genere. È la Busa Scalona, una sorta di grande caverna creata dall'uomo dove venivano estratte le macine da mulino dai conglomerati presenti all'interno delle fasce collinari che contraddistinguono questa località. Salendo i sessantadue gradini scavati nel sentiero, si giunge in una manciata di minuti alla grotta che già a prima vista ci appare incredibile. L'opera degli scalpellini, che hanno scavato fin dal Seicento con semplici attrezzi e tanta maestria, ha creato uno spazio vuoto che pare l'abside di una cattedrale gotica. Sulle pareti si individuano le nicchie circolari lasciate da centinaia di macine che hanno prodotto farine di chissà quanti mulini sparsi nel Veneto. Alcune di queste macine sono incompiute, è visibile solo la sagoma circolare incisa sulla parete di destra. Un lavoro rimasto a metà che decretò la cessazione della cava, forse a causa di una guerra o di una carestia, non lo sappiamo. Oggi ci rimane un museo a cielo aperto dove un grande gufo ha trovato l'habitat ideale per il suo nido sulla volta superiore. Un luogo mistico che ha fatto nascere nel tempo una curiosa leggenda, oggi ormai offuscata dalla modernità.
LA RARITÀ
Quella di Pedeguarda è un raro esempio di cava a sviluppo verticale. Infatti normalmente in altre aree della pedemontana le macine venivano estratte procedendo lateralmente rispetto al blocco di conglomerato, come si faceva nell'area limitrofa al Cartizze di Valdobbiadene in quella che viene chiamata non a caso Val Molere. A Pedeguarda, invece, si lavorava partendo dall'alto e i blocchi circolari venivano spostati a terra per mezzo di grandi scale, da qui il nome di Busa Scalona. Notevole la qualità della pietra che ha determinato la scelta di questo luogo. «Si tratta di un conglomerato arenaceo risalente a circa sette milioni di anni fa», spiega il geologo Gino Lucchetta. «Presenta caratteristiche omogenee e un buon grado di cementazione degli elementi, l'ideale quindi per un'ottimale lavorazione dei cereali nei mulini». Osservando le pareti con le incisioni circolari, pare impossibile che questi scalpellini riuscissero ad estrarre i blocchi con il solo uso del martello e di pochi altri utensili. La memoria storica fa risalire al XVII secolo l'esistenza della crode molere di Pedeguarda e la produzione cessò all'inizio del Novecento.
LA CREDENZA
«Mamma, perché hai la pancia così gonfia?». Se arrivava una sorellina o un fratellino erano molte le domande imbarazzanti dei primogeniti rivolte ai genitori, a cui di certo in passato non si rispondeva come si fa oggi nell'era dell'educazione sessuale. Le mamme sorvolavano sull'argomento, cercando di deviare il più possibile il discorso appellandosi a leggende costruite ad hoc per ingannare, in senso buono, il pensiero dei più piccini. Ecco quindi comparire curiosi personaggi, fate o vecchiette a cui ci si rivolgeva per comprare i bimbi in luoghi più o meno mistici. La Busa Scalona, con la sua indiscutibile ambientazione mistica degna della saga di Harry Potter, era quanto di meglio potesse offrire la natura per costruire una di queste storielle. «Leggenda vuole che vi abitasse una sorta di strega particolarmente permalosa e prepotente», spiega Enrico dall'Anese, scrittore ed esperto di storia del Quartier del Piave.
«Le donne per avere un bambino dovevano andare da lei alla Busa Scalona con tanto denaro altrimenti non avrebbero fatto più ritorno. La vecchia consegnava i bambini avvolti in foglie di zucca e, nell'oscurità, non si poteva vedere se fossero maschi o femmine, belli o brutti. Si pagava e si ritirava il fagotto. Le mamme, tornate a casa, dovevano rimanere a letto diversi giorni per recuperare le forze dopo l'incontro con la vecchia alla Busa Scalona». Semplice ma alquanto efficace come spiegazione.
L'ITINERARIO
La visita alla Busa Scalona è anche l'occasione per percorrere le magnifiche colline di Pedeguarda di Follina. «A prima vista questi luoghi sembrano non offrire grandi soluzioni escursionistiche, forse perché l'altezza di queste piccole montagne è poca cosa rispetto alle famose vette prealpine ed oggettivamente è una località di passaggio», racconta Mara Chiaradia, presidente del gruppo locale Le Roe. «La nostra associazione insieme agli alpini ha ripristinato un vecchio itinerario, che comprende tra l'altro la visita alla Busa Scalona da noi ripulita da rifiuti ed erbacce nel 2007».
E in effetti il giro è davvero molto interessante, adatto a tutti, grandi e piccini. Un anello di circa due ore e mezza che parte dalla chiesetta di San Nicolò a Pedeguarda, percorre via Marzolle lungo la quale c'è la sosta alla Busa Scalona, risale la Costa di Farrò e ridiscende attraverso la lunga e affilata Costa Longa.
«Camminando si possono ammirare antiche fontane», continua Mara Chiaradia. «Una delle più suggestive è la fontana del Pissotol che il nostro gruppo ha restaurato nel 2012 ed oggi è tappa dell'ippovia e meta di picnic. Questo lavatoio in passato era un luogo di incontro tra le lavandaie che si scambiavano notizie e pettegolezzi del paese, antesignano dei moderni social network di gossip. Oltre a questo, il giro permette di visitare piccole valli, tratti di bosco e colline. Sulla Costa Longa si incontra la croce della Brustolina, una delle sette che furono fissate su altrettante vette circostanti come voto contro le terribili grandinate avvenute in passato. Anche questa è stata ripristinata dal nostro gruppo tre anni fa».
Giovanni Carraro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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