L'ITALIA NEL MONDO
Sentivate il bisogno di un'altra guida gastronomica? Non vi bastavano le stelle della Michelin, le Forchette del Gambero Rosso, i Cappelli dell'Espresso, le trattorie di Slow Food o quelle del Mangiarozzo (ex Gambero Rozzo), del Touring, oppure Ristoranti che Passione con tanto di tessera e sconti per i possessori, o ancora Best Gourmet, con il meglio dell'Ape Adria, e poi Venezie a Tavola, e.quelle che in questo momento (e sono più di una) non mi vengono in mente.
DAL CONGO ALLA RUSSIA
Se pensavate che tutto fosse già stato scritto e che difficilmente si potesse scovare un'idea in qualche modo originale, ebbene, vi sbagliavate. Perché è arrivata (presentata nei giorni scorsi all'Hotel Hilton di Roma, con tanto di cena tristellata alla Pergola del premiatissimo Heinz Beck) la guida che non c'era come la definiscono i suoi stessi ideatori, capitanati da Enrico Famà, una pubblicazione, cioè, che raccoglie secondo gli autori i migliori 70 ristoranti del mondo (!) con pizzeria annessa e che, quindi, rappresentano sotto una sola insegna il meglio della tradizione gastronomica italiana in un totale di 70 insegne scovate nei 5 continenti e in 34 paesi, dal Congo alla Russia, dal Cile al Regno Unito e naturalmente l'Italia.
Da AMO a PINO
E, fra questi super-70, ecco che quattro sono veneti: c'è il bistrot Amo, della famiglia Alajmo, dove la Pjzza (con la j di famiglia, appunto) fa parte integrante (golosa e originale) del menu, all'interno del T-Fondaco dei Tedeschi a Venezia; c'è la premiatissima Grigoris, di Lello Ravagnan e Pina Toscani, appena fuori Mestre (Ve) dove le parti, rispetto ad Amo, si invertono (più forte il settore pizzeria, rispetto alla ristorazione che, peraltro, fa la sua bella figura); c'è la pizzeria Pino di Treviso, una delle tante che fanno capo all'ormai mitico Giuseppe Pino Giordano, napoletano di sangue, trevigiano-veneziano di adozione, che nel Veneto ha costruito un impero; e c'è infine - il Rifugio Burz di Arabba (Bl), il meno noto mediaticamente del quartetto, dove la pizza fa capolino fra casunziei, tagliate di cervo, formaggio alla piastra con funghi porcini, polenta e bella-vista sulle Dolomiti.
C.D.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA Sentivate il bisogno di un'altra guida gastronomica? Non vi bastavano le stelle della Michelin, le Forchette del Gambero Rosso, i Cappelli dell'Espresso, le trattorie di Slow Food o quelle del Mangiarozzo (ex Gambero Rozzo), del Touring, oppure Ristoranti che Passione con tanto di tessera e sconti per i possessori, o ancora Best Gourmet, con il meglio dell'Ape Adria, e poi Venezie a Tavola, e.quelle che in questo momento (e sono più di una) non mi vengono in mente.
DAL CONGO ALLA RUSSIA
Se pensavate che tutto fosse già stato scritto e che difficilmente si potesse scovare un'idea in qualche modo originale, ebbene, vi sbagliavate. Perché è arrivata (presentata nei giorni scorsi all'Hotel Hilton di Roma, con tanto di cena tristellata alla Pergola del premiatissimo Heinz Beck) la guida che non c'era come la definiscono i suoi stessi ideatori, capitanati da Enrico Famà, una pubblicazione, cioè, che raccoglie secondo gli autori i migliori 70 ristoranti del mondo (!) con pizzeria annessa e che, quindi, rappresentano sotto una sola insegna il meglio della tradizione gastronomica italiana in un totale di 70 insegne scovate nei 5 continenti e in 34 paesi, dal Congo alla Russia, dal Cile al Regno Unito e naturalmente l'Italia.
Da AMO a PINO
E, fra questi super-70, ecco che quattro sono veneti: c'è il bistrot Amo, della famiglia Alajmo, dove la Pjzza (con la j di famiglia, appunto) fa parte integrante (golosa e originale) del menu, all'interno del T-Fondaco dei Tedeschi a Venezia; c'è la premiatissima Grigoris, di Lello Ravagnan e Pina Toscani, appena fuori Mestre (Ve) dove le parti, rispetto ad Amo, si invertono (più forte il settore pizzeria, rispetto alla ristorazione che, peraltro, fa la sua bella figura); c'è la pizzeria Pino di Treviso, una delle tante che fanno capo all'ormai mitico Giuseppe Pino Giordano, napoletano di sangue, trevigiano-veneziano di adozione, che nel Veneto ha costruito un impero; e c'è infine - il Rifugio Burz di Arabba (Bl), il meno noto mediaticamente del quartetto, dove la pizza fa capolino fra casunziei, tagliate di cervo, formaggio alla piastra con funghi porcini, polenta e bella-vista sulle Dolomiti.
C.D.M.
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