L'Antimafia: «Attenzione al sistema degli appalti e alle infiltrazioni nel settore turistico e degli hotel»

Martedì 31 Marzo 2015
La situazione è sotto controllo, ma è necessario fare attenzione. I "segnali" di infiltrazioni mafiose anche a Venezia ci sono, e molti di questi, sono ben presenti nella recente inchiesta Darsena che ha tra i protagonisti anche il boss mafioso Vito Galatolo. La lente di ingrandimento del primo giorno di lavori della Commissione parlamentare antimafia a Venezia (oggi sarà a Verona) guidata dalla parlamentare Rosy Bindi, è stata soprattutto sul sistema turismo: sulla gestione dei flussi turistici così come emerso nell'inchiesta della magistratura veneziana, ma anche sulle possibili infiltrazioni in altre branche del turismo come il settore alberghiero in città, nel Veneto e in particolar modo sul Litorale.
Ed è toccato proprio alla presidente Bindi accompagnata da un pool di parlamentari come il veneto Alessandro Naccarato (Pd), Claudio Fava (Misto) Francesco D'Uva (M5S), Rosanna Scopelliti (Fi) e altri, indicare problemi e soluzioni per evitare che accada come in altre regioni (Lombardia, Calabria, Lazio) alle prese con profonde infiltrazioni mafiose. «Qui in Veneto - ha spiegato la parlamentare Pd - non possiamo parlare di un vero e proprio insediamento di organizzazioni criminali come in altre regioni: non abbiamo dati allarmanti, ma siamo in una situazione a rischio. E le avvisaglie si sono viste anche, e non solo, con il caso Galatolo. Qui, in questa terra, le mafie non hanno abbandonato la droga, l'usura, lo sfruttamento, ma non vi è dubbio che, qui come altrove, le mafie preferiscono l'azione della corruzione con la penetrazione nell'economia legale, negli appalti e nei subappalti e nel tentativo di sostituirsi al credito verso gli imprenditori che fanno fatica. Ci sono poi casi all'ordine del giorno come le vicende oscure legate agli appalti e ai subappalti; a quanto è stato scoperto nel cartello fatto da imprese come Maltauro e Mantovani con aziende in odore di mafia di altre regioni».
Una situazione che va tenuta sotto controllo, che non deve concedere distrazioni, ma che soprattutto deve consentire - nel caso se ne riconoscano le necessità - all'adozione di misure interdittive nei confronti di imprese di appalto in onore di mafia come ha ricordato anche il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia. Al centro dell'attenzione è tornato prepotentemente il caso Galatolo. «Importante - ha ricordato ancora Bindi - a non sottovalutare quanto è stato portato a galla dalla magistratura veneziana che sta operando in stretta collaborazione con quella palermitana. Si tratta, come in altre indagini in Lombardia e in Emilia, che vi sia il maggior coinvolgimento possibile tra magistrati, anche con la partecipazione della società civile». Infine l'esistenza di ramificazioni straniere: «Non vi è dubbio - ha concluso Bindi - che non manchi la componente estera, balcanica o russa. Dati e circostanze confermate anche dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, dove la ndrangheta tiene i fili e la manovalanza è straniera. Per questo occorre a tutti i livelli maggiore coordinamento tra le procure». Dal canto Alessandro Naccarato ha aggiunto che vi deve essere la necessità di maggiori controlli anche nel settore fallimenti dei tribunali civili perchè spesso dietro di essi, si annida l'infiltrazione mafiosa.
P.N.D.

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