L'ANNIVERSARIO
Questa è la storia di uno di noi, cantava Adriano Celentano.

Mercoledì 27 Gennaio 2021
L'ANNIVERSARIO
Questa è la storia di uno di noi, cantava Adriano Celentano. Uno di noi è anche Aldo Tagliapietra. Non è nato in via Gluck, ma a Murano. Poteva fare il maestro vetraio, come suo padre, invece è diventato un cantante di successo. Il cognome, molto diffuso a Venezia, da solo dice poco, però se lo si abbina a quello del complesso (allora si diceva così, non c'erano le band) con cui suonava, la musica cambia: Le Orme. Sono passati 50 anni da quando, il 29 gennaio 1971, usciva il 33 giri (non ancora long playing) Collage, che ha decretato il successo delle Orme, uno dei grandi gruppi del rock progressivo italiano. Un trio (numero piuttosto raro nelle formazioni musicali dell'epoca) interamente veneziano: Aldo Tagliapietra, voce e basso, di Murano, Tony Pagliuca, organo Hammond e pianoforte elettrico, che abitava a Mestre nel villaggio San Marco, e Michi Dei Rossi di Marghera Catene. Cinquant'anni dopo, il 29 gennaio 2021, torna in vendita Collage ancora in vinile.
LA SORPRESA
Cosa succede, Tagliapietra? «Non me lo sarei mai aspettato. Mi fa piacere che il disco sia entrato, in qualche modo, nella storia musicale, e apprezzo molto la scelta di riproporlo in vinile. Il fascino del disco, la bellezza delle copertine, non si possono confrontare con i supporti attuali. Un altro mondo. Per me il disco in vinile ha qualcosa di sacrale». E il vinile porta il ricordo agli anni dell'esplosione della musica rock. Quel ragazzo di Murano, che giocava con decine di coetanei in campo San Bernardo, ne ha fatta di strada, È finito in testa alle hit parade. «Secondo la logica di quei tempi io avrei dovuto fare il maestro vetraio. All'epoca Murano era una grande famiglia e tutti lavoravano con il vetro. C'erano meno bottegucce con vetro cinese e più fornaci. Andavo a scuola a Venezia alla Caboto. Ricordo che se qualcuno si presentava in classe in blue jeans, rischiava tre giorni di sospensione. Adesso fa ridere, allora c'era molto più rispetto. Ci ripenso con nostalgia. Penso alle uscite in barca a remi con qualcuno che portava le prime chitarre. Forse è stato quello il primo contatto con la musica». Una storia che dura da quasi sessant'anni e si intreccia con quella di Venezia con cui Aldo non ha mai tagliato il cordone ombelicale. «Murano era il mio mondo, non avrei mai lasciato l'isola, ma era inconciliabile con i ritmi delle serate in giro per l'Italia. Troppo scomoda. Con mia moglie, Lucia Cimarosto, anche lei figlia di un maestro vetraio, abbiamo deciso di trasferirci prima a Mestre e poi a Spinea, nella cintura urbana dove viviamo ancora, nella stessa casa comprata con i primi guadagni delle Orme».
IL SUCCESSO
Anni di successo che però non hanno cambiato Aldo. Il profilo è sempre rimasto discreto, non certo quello della rockstar: «Non sono un divo, anzi sono un antidivo. Firmare autografi mi ha sempre imbarazzato. Ho cercato una vita tranquilla. Per questo sto bene qui a Spinea. Quando siamo arrivati, mia figlia Gloria andava all'asilo, e io e mia moglie ci siamo inseriti nella vita locale. Aiutavamo le suore all'asilo. Nessun grillo da vip. Io mi trovo d'accordo con Papa Francesco, che predica umiltà e sacrificio».
Ma almeno il successo ha portavo buoni guadagni? «Non da diventare ricchi. Le Orme non erano un gruppo commerciale, anche se abbiamo venduto bene. Abbiamo ottenuto pure due dischi d'oro con Uomo di pezza e Felona e Sorona. Ma non avendo mai cavalcato l'onda della commerciale siamo rimasti un po' indietro. Però sempre coerenti. Per esempio, noi abbiamo preteso di suonare in televisione sempre dal vivo. E non sempre questo era gradito». Anche il nome del complesso, Le Orme, è frutto di una mediazione. Il gruppo doveva chiamarsi Le Ombre, in omaggio agli inglesi The Shadows, ma i tre ragazzi si sono resi conto che poteva ingenerare qualche equivoco. «Sì, quella era un'idea iniziale. Volevamo tradurre in italiano Shadows, il nome di un gruppo che aveva avuto grande influenza nel rock inglese. Ma ci siamo resi conto che a Venezia il nome Ombre sarebbe stato associato al bere vino. E non ci sembrava il caso e abbiamo scelto per assonanza Le Orme». Vi preoccupavate di non essere associati al consumo di alcol, ma nel mondo della musica oltre all'alcol circola anche tanta droga. «A quesi tempi, era un fenomeno diffuso soprattutto in America e a Londra. Noi siamo rimasti puliti. La nostra musica nasceva dalle nostre idee e non aveva bisogno di altri aiuti strani».
I RICORDI
Tagliapietra parla a nastro. I ricordi si susseguono. L'incontro all'isola di Wight con Emerson, Lake and Palmer, la passeggiata a Venezia con Peter Gabriel, la rivalità con i gruppi specializzati in cover, come, i Camaleonti, l'Equipe 84, il rapporto di stima con Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, l'amicizia con i New Trolls, i concerti. Lo stress di esibirsi in pubblico. «È uno sforzo notevole, ma ai miei tempi duravano poco, circa 30-40 minuti. Poi sono arrivati i Pink Floyd con i loro concerti interminabili. È una fatica stare sul palco. Quando vedo Mike Jagger, alla sua età, zompare come una cavalletta resto allibito. Se lo facessi io finirei al pronto soccorso. E non si può dire che i Rolling Stones abbiano fatto una vita morigerata». Per Tagliapietra la musica è stata il filo conduttore della sua vita, ma qualcosa con il tempo è cambiato. «Devo ammettere che ascolto poco quella attuale. I nuovi cantanti non li conosco. Il rap, per esempio, non mi dice niente. Non voglio dire che la musica di oggi sia brutta, ma è lontana da me. Probabilmente è lo stesso effetto che i miei genitori provavano le prime volte che mi sentivano suonare».
Il vizio di suonare, anche se gli anni sono 76, non l'ha ancora perso. «Quando ho lasciato le Orme, nel 2009, mi sono detto che non potevo mettermi in pensione e ho formato la Aldo Tagliapietra band con un gruppo di musicisti bravissimi: Andrea De Nardi, tastierista, Matteo Ballarin, chitarra elettrica, Manuel Ballarin, batteria, e Andrea Mion, bassista. Per me la musica è vita, anche se in quest'ultimo anno siano rimasti tutti fermi. Un vero dramma per il mondo dello spettacolo e della cultura». Sono passati cinquant'anni dall'uscita del disco che ha cambiato la vita di Aldo Tagliapietra e dei suoi colleghi. Da tempo le loro strade si sono divise, lui non ne vuole parlare. Ma il 29 gennaio vi farete almeno una telefonata? «Con Tony e Michi ho avuto un rapporto bellissimo, abbiamo costruito una carriera di successo e credo fatto anche della bella musica, come Collage. L'ho riascoltato l'altro giorno e mi sono detto: che bravi, che eravamo. Però negli anni le cose cambiano, mutano i caratteri, gli obiettivi» Ma la telefonata a Pagliuca e Dei Rossi? «Nessuna telefonata. È un po' che non ci sentiamo».
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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