Italia Nostra: «La piazza non è dei privati»

Lunedì 8 Giugno 2020
Italia Nostra: «La piazza non è dei privati»
IL CASO
VENEZIA Allargamento dei plateatici, ombrelloni in piazza San Marco e riduzione dei canoni sono solo: «Il grimaldello per accelerare, senza discussioni, la trasformazione del patrimonio comune in beni di consumo il cui godimento è consentito solo a pagamento». È questa la posizione di Italia Nostra, a firma di Paola Somma, che punta il dito contro il rischio di privatizzare il pubblico suolo. L'analisi è termometro di un timore che non vuole rischiare la ripresa di un turismo che cannibalizzi la città, come accaduto in passato. Lidia Fersuoch, già presidente e ora vicepresidente della sezione veneziana di Italia Nostra chiarisce: «La questione dell'aumento dei plateatici che già prima erano invasivi a dismisura aumenta la preoccupazione che il provvisorio possa diventare definitivo. O comunque che ci sia maggior tolleranza. Come faremo a far giocare i bambini? Si diceva che il virus consentisse una nuova visione, mi pare che invece sia peggio».
ACCUSA AL COMUNE
Nell'analisi del gruppo si legge anche un'accusa all'attuale amministrazione comunale: «Il sindaco di Veneziaha annunciato di aver sospeso il pagamento dei plateatici, non solo per i mesi di forzata chiusura, come hanno fatto altre città, ma per tutto il 2020. Per coprire il costo di tale scelta, il Comune ha accantonato un milione e ottocentomila euro, che dovranno, prima o poi, essere recuperati con tagli ad altre voci di bilancio». L'associazione chiede rassicurazioni soprattutto sul fatto che il provvedimento adottato non prosegua oltre il 31 ottobre e la promozione voluta da alcuni caffè non placa i timori: «I padroni dei bar si dichiarano disponibili a praticare uno sconto del 30% ai residenti che si sederanno ai tavoli esterni. Finalmente una bella notizia per i veneziani, potranno andare in piazza san Marco: ingresso libero, consumazione obbligatoria».
LA DIFESA
Stempera gli animi Claudio Vernier, dell'associazione piazza San Marco: «Si tratta di un aiuto temporaneo in una fase di emergenza per le attività, che non hanno una cassa integrazione ordinaria. Il 13% del Pil del Paese si basa sul turismo, questo è solo un aiuto del Governo verso le aziende che vivono». A riprova del fatto che gli ombrelloni non siano una cosa definitiva, Vernier fornisce un'altra considerazione: «Italia nostra è sicuramente una fondazione che fa molto per il Paese, ne ammiro il lavoro e le lotte che portano avanti per il bene di tutti, sugli ombrelloni però mi pare eccessivo. L'accordo è di affittarli, con una quota per un periodo e un diritto di riscatto, ma lo spazio pubblico rimarrà usufruibile».
SITUAZIONE MOMENTANEA
La preoccupazione sul fatto che il provvedimento possa essere un inizio nell'allargare le maglie della flessibilità verso il privato è condivisa da Vernier: «Forse mettere ombrelloni tutti uguali per il periodo d'emergenza è la soluzione migliore dal punto di vista estetico. Ma anche in termini di risultato economico per salvaguardare aziende.
Noi abbiamo fatto una richiesta che è stata accolta temporaneamente, se poi successivamente si deciderà altrimenti non è di nostra competenza. Certo è che se fosse la regola, soprattutto per quello che riguarda la dimensione dei plateatici, capisco la preoccupazione manifestata dal gruppo di attivisti». Da ultimo, il rappresentate dell'associazione ha voluto ribadire che il fatto è legato all'emergenza: «Purtroppo la città lavora prettamente con il turismo, i pubblici esercizi ne sono un esempio e ora versano in grave difficoltà, questo è un provvedimento volto alla tutela dei lavoratori del territorio».
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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