«Ho lasciato la toga per fare il musicista»

Giovedì 19 Settembre 2019
L'INTERVISTA
Va in scena al Teatro La Fenice, venerdì alle 19, con repliche fino all'8 ottobre, La scala di seta di Gioachino Rossini, farsa in un atto con la regia di Bepi Morassi e le scene e i costumi realizzati dall'Accademia di Belle Arti di Venezia. Sul podio dell'orchestra veneziana ritorna Alvise Casellati, quarantaseienne padovano che ha abbandonato una rilevante carriera di avvocato per dedicarsi esclusivamente alla musica. «Nel 2007, dopo un problema di salute, ho capito che dovevo fare ciò che desideravo, senza più aspettare. Poi - continua ancora Casellati dal 2011 ho fatto una scelta definitiva, abbandonando tutti i miei impegni legali».
Lei ha deciso di abbracciare la professione di musicista, rinunciando ai suoi incarichi a New York, in un momento non facile per l'arte e la cultura
«Come si dice nel mondo del business, più crescono le difficoltà e più crescono le opportunità. E comunque quando si ha una passione, non si può che assecondare. La mia scelta, inoltre, l'ho fatta da adulto, con grande consapevolezza, e chi mi stava accanto mi ha incoraggiato a intraprendere questa strada. Nella mia famiglia la musica è stata sempre presente: mia nonna era pianista. Io ho studiato violino fin da bambino, diplomandomi a Padova. Anche da avvocato, peraltro, mi sono sempre occupato di diritti d'autore, ricoprendo a New York un incarico in una fondazione culturale».
Quale crede sia oggi il compito di un direttore d'orchestra o comunque di un concertista?
«È quello di portare la musica a tutti. Vi è un difetto di comunicazione: dobbiamo far conoscere e divulgare la bellezza del repertorio classico, senza per questo dover necessariamente ricorrere a contaminazioni con il pop. Io cerco di portare i giovani a teatro lavorando con giovani cantanti e strumentisti. Penso sia fondamentale l'identificazione tra pubblico ed esecutore. È per questo che dal 2017 ho dato avvio al progetto Opera italiana is in the air con eventi negli Stati Uniti che avvicinano le nuove generazioni al mondo dell'opera. Presto sarò anche a Mosca con giovani voci dell'Accademia della Scala».
Quali sono le sue attuali scelte di repertorio?
«Non sono un barocchista, ma da Mozart a Puccini, dal repertorio sinfonico tedesco a quello russo, dirigo un po' tutto. In futuro, mi piacerebbe affrontare autori quali Mahler e Bruckner, senza naturalmente tralasciare Wagner».
E La scala di seta?
«Adoro Rossini e soprattutto le sue farse giovanili, scritte per il Teatro di San Moisè. Si tratta di lavori d'avanguardia, nei quali il compositore sperimenta e osa molto di più rispetto alle opere scritte successivamente per gli altri teatri veneziani. L'allestimento di Morassi della Scala di seta, nato per il palcoscenico del Malibran nel 2014, ora ripreso alla Fenice, è particolarmente divertente e sono sicuro che il pubblico lo apprezzerà molto».
Mario Merigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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