«Gli uomini di Gaiatto sapevano tutto»

Giovedì 28 Marzo 2019
«Gli uomini di Gaiatto sapevano tutto»
PORTOGRUARO
Il patteggiamento negato alla contabile slovena di Fabio Gaiatto, la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i collaboratori del trader di Portogruaro e le difese che rimandano al mittente le accuse. Quella di ieri è stata un'udienza preliminare molto combattuta sulla megatruffa della Venice Investment Group. Ci sono volute quasi sei ore per concludere le discussioni. E oggi si torna in aula, sempre a Cordenons, per conoscere la decisione del gup Eugenio Pergola sui rinvii a giudizio o le eventuali dichiarazioni di non luogo a procedere.
COLPO DI SCENA
Il gup Monica Biasutti ha respinto il patteggiamento a Marija Rade, 64 anni, di Capodistria, direttrice di Venice Investment Group Ltd dal 1. giugno 2017, mentre dalla Venice Investment Holding l'incarico le era stato revocato il 17 luglio 2018. Accusata di associazione per delinquere, truffa aggravata, abusivismo finanziario e autoriciclaggio, avrebbe dovuto patteggiare 2 anni e 10mila euro di multa con il beneficio della condizionale. Per raggiungere l'accordo con la Procura, ha dovuto versare 88mila euro destinati ai truffati. L'accordo tra il legale della donna, il procuratore Raffaele Tito e il pm Monica Carraturo è stato ritenuto incongruo. Considerata la gravità dei fatti, il ruolo della Rade nella gestione dei conti esteri di Gaiatto, il magistrato ha ritenuto che la pena non fosse sufficiente. Gli 88mila euro? «Un versamento irrisorio». «C'è margine per riformulare il patteggiamento (entro oggi, ndr) o ripresentarlo al dibattimento - ha riferito il difensore - ma la mia cliente non è disponibile a concordare una pena senza condizionale. Andremo probabilmente a processo e tenteremo di ripresentare l'istanza».
«TUTTI SAPEVANO»
Il procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per Massimiliano Vignaduzzo, Claudia Trevisan, Giulio Benvenuti, Marco Zussino, Luca Gasparotto, Andrea Zaggia, Daniele Saccon, Massimo Osso, Flavio Nicodemo, Massimiliano Franzin, Moreno Vallerin e Massimo Minighin. Ha ricordato che tra aprile 2015 e marzo 2018 hanno contribuito a truffare 2.700 risparmiatori. L'ufficio di Gaiatto era la casetta di legno che si trova nel cortile di casa, a Portovecchio, vicino alla piscina. I ruoli erano ripartiti, i procacciatori più bravi venivano ricompensati con Porsche e Range Rover. Ha ricordato che, oltre che sul forex, Gaiatto ha concesso per 72 volte prestiti, come fosse una banca. E che a settembre 2017, quando la partita ormai era chiusa e la truffa lampante, nessun collaboratore ha presentato denuncia. «Anzi - ha sottolineato - dicevano ai clienti di non querelare». Ha anche rimarcato il fatto che tra gli imputati ci sono commercialisti, ragionieri ed ex promotori finanziari. «Sono persone qualificate, sapevano che gli investimenti nel forex sono ad alto rischio. Gaiatto aveva un tenore di vita elevato, girava con auto di lusso e aveva acquistato immobili. Come era possibile che guadagnasse tanto se dava rendimenti annui del 40%?». La Procura non perdona agli imputati di aver omesso di segnalare la truffa. «Sapevano che Gaiatto non investiva nel forex: dovevano informare le vittime».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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