«Errore umano» e «troppi rischi» I nodi irrisolti delle Grandi navi

Domenica 28 Giugno 2020
LE REAZIONI
VENEZIA La negligenza nell'espletare le operazioni di sicurezza e la mancata presa di posizione politica sono il quadro dipinto dalle perizie sui rischi derivanti dalla gestione delle navi in città. Da un lato la procura ha stabilito (ne riferiamo a pagina 10 in parte nazionale, ndr) che parte dell'equipaggio della Msc Opera il 2 giugno 2019 ha sottovalutato i segnali d'allarme procurando l'incidente. Dall'altro, l'avvicinamento alla riva dei Sette Martiri che ha coinvolto la Costa Deliziosa il 7 luglio scorso è, secondo le consulenze attualmente sul tavolo del pm Andrea Petroni, frutto anche di una mancata scelta politica.
MAI PIÙ GRANDI NAVI
Un mix che riscalda il cuore di chi vuole le navi fuori dalla laguna, risvegliando in città la sensazione che il rischio umano debba essere contemplato e che i sistemi di sicurezza, da sé, possono fallire.
Sull'ultima perizia, riguardante la Msc Opera, interviene Italia Nostra: «Fa riflettere, soprattutto alla luce di chi diceva che ormai le avarie sono difficili. E invece ci sono, l'errore umano è impossibile da prevedere e ci sarà sempre, come la sottovalutazione del rischio. La superficialità potrebbe far incorrere in errori fatali, per non parlare del terrorismo o di altre incognite che sono imprevedibili», tuona Lidia Fersuoch, vicepresidente dell'associazione. La logica conseguenza, secondo il gruppo, è che le navi debbano andarsene fuori dalla laguna, senza se e senza ma: «A maggior ragione le navi non devono entrare a Venezia e Venezia è la sua laguna. Se l'errore fosse capitato poco prima di San Basilio la nave sarebbe potuta andare addosso alla Punta della Dogana. Ma anche qualora fosse avvenuto in canale dei Petroli, checché ne dica il ministro dei beni culturali, avrebbe potuto avere gravi ripercussioni». Il riferimento è alla frase di qualche giorno fa detta dal ministro Dario Franceschini: «Penso ci sarà una ragionevole ma inevitabile eliminazione del passaggio delle grandi navi davanti a Venezia». Fersuoch prosegue consolidando il pensiero di Italia Nostra e la richiesta che si agisca quanto prima: «Tutto questo conforta la nostra posizione, condivisa con la popolazione. Serve buonsenso, la negligenza può accadere ovunque e in laguna avrebbe potuto ugualmente fare danni».
LE ASSOCIAZIONI E IL COMUNE
Dalla galassia No grandi navi a esprimere un parere è una delle anime del movimento, Giuseppe Tattara: «Mi sembra che questi comandanti siano criminali, come si fa a sottovalutare un segnale d'allarme? È come scegliere di guidare un'auto sapendo di avere lo sterzo rotto». L'accusa lascia il passo ai rischi per la città: «Ci è sempre stato detto che si sarebbe trattato di casi eccezionali, anche nell'altro caso (quello del 7 luglio, che ha visto protagonista la Costa Deliziosa, ndr) le ripercussioni ci dovrebbero essere sul passaggio delle navi in bacino di San Marco».
Per il docente in quiescenza l'analisi si sposta sul perché il comandante avrebbe potuto agire così: «I motivi sono difficili da valutare, ma ci potrebbero essere anche lo stress da lavoro o i vincoli di tempo. Le navi della Costa o dell'Msc si fermano per poco tempo a Venezia, in alcuni casi anche solo per cinque ore. Quindi magari per evitare ritardi alla ripartenza o i disagi a chi avesse coincidenze con gli aerei, si sarebbe potuto forzare la mano per non creare danni alla Compagnia». Alla luce di questa considerazione, Tattara prosegue e afferma: «Se così fosse, sarebbe un comportamento che farebbe propendere ancor di più per l'allontanamento dalla laguna, c'è da stare attenti perché potrebbero esserci in giro tanti altri Schettino». Da ultimo, una battuta riguarda Marghera: «Se una cosa simile si fosse verificata a Marghera non credo sarebbe stata di minore impatto, il canale dei Petroli è difficile da navigare, ma in banchina cosa sarebbe potuto accadere?».
La voce dell'amministrazione è affidata all'assessore Simone Venturini: «Le verifiche accerteranno le responsabilità e le punizioni, è un fatto grave e ci dovrà essere chi pagherà». Le critiche sono però verso il Governo: «Ancor più grave dell'episodio in sé è che da sette anni non si decide, la politica ha le sue responsabilità e se avessero ascoltato le soluzioni proposte dall'amministrazione comunali non sarebbe successo. Franceschini è una colonna portante di più governi che avrebbero dovuto affrontare il problema». L'attacco è proprio allo stallo: «Ogni tanto un ministro si sveglia e fa una dichiarazione, ma in un Paese normale si deve decidere. L'opzione, unica valida a garantire posti di lavoro e ambiente c'è, è quella del canale dei Petroli, del Vittorio Emanuele e delle banchine, ma è lettera morta in un qualche cassetto».
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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