Dal secondo conflitto bellico si uscì grazie ad una visione, che non restò

Mercoledì 1 Aprile 2020
Dal secondo conflitto bellico si uscì grazie ad una visione, che non restò negli annunci, ma si declinò nelle azioni concrete di donne e uomini che rappresentavano nelle loro diverse appartenenze, la voglia di riscatto degli Italiani. Oggi, in un Paese messo in ginocchio non dalle armi ma da un nemico subdolo, altrettanto devastante, è necessario ricomporre quello spirito. L'emergenza sanitaria sta per essere affrontata con una strategia e un impegno nelle trincee degli ospedali e nei comportamenti responsabili degli italiani, ma oggi dobbiamo considerare anche un altro fronte, altrettanto insidioso per il nostro futuro, che è rappresentato dalla crisi economica che può a sua volta sfociare in una grave crisi sociale. Dobbiamo presto passare dalla diagnosi, alla cura: sia anch'essa una terapia da cavallo, ma oggi non possiamo attendere di fare scelte concrete e strutturali per eliminare quei tappi che prima del virus ci rendevano già una economia in sofferenza per un deficit infrastrutturale ad esempio, nella viabilità e nelle dotazioni tecnologiche che, affrontate e risolte, sono state alla base del successo di altre economie. Nel concreto occorre fin da subito pulire, snellire, alleggerire il fardello burocratico del nostro paese, che rallenta e appesantisce molti processi virtuosi dell'imprenditoria più illuminata e possiamo e dobbiamo darne dimostrazione a cominciare proprio dalla estrema semplificazione che si può prevedere nei provvedimenti adottati dal governo in queste settimane per le imprese e le famiglie. La Provincia di Padova rappresenta la nona realtà più ricca e produttiva d'Italia in termini di PIL, la prima in Veneto. Il totale delle nostre imprese industriali e terziarie supera le 76.000 unità. Eppure, nonostante la nostra posizione strategica, ci sono nodi che già decenni fa venivano indicati come prioritari per il 2020 e che oggi devono essere riconsiderati nell'agenda delle scelte politiche, appena terminata l'emergenza sanitaria. Mai come ora è necessario che politica ed economia si ritrovino per rilanciare un vero piano delle infrastrutture, con tempistiche reali, uscendo dalla ritualità degli annunci ed entrando nella realizzazione delle opere. Se nel dopoguerra l'autorevolezza della classe dirigente si concretizzava nei provvedimenti, oggi il rischio è che le scelte siano frutto più della strategia del consenso, che di una visione del dopo, spesso senza l'esatta percezione dell'impatto che queste scelte avranno nella comunità. Ci siamo resi conto proprio in queste settimane di quanto il nostro Paese e la nostra regione patiscano questo grande deficit infrastrutturale, che mette progressivamente a rischio le produzioni di eccellenza che vi sono insediate e che guardano sempre più ad altri territori maggiormente competitivi per viabilità e servizi tecnologici. L'emergenza di questi mesi ha evidenziato la necessità che un Paese mantenga una propria autonomia in tutti gli ambiti merceologici, almeno per una determinata percentuale di produzione, in modo da non essere oggetto di ricatto da altri paesi esteri, come lo è stato per i dispositivi sanitari. Lo sviluppo non nasce dall'assistenzialismo, ma dalle scelte concrete che faremo in campo economico. A tal proposito, il recente DPCM, rischia di apparire una elemosina di 400 milioni per l'assistenza ai cittadini, piuttosto che un tassello di un grande piano di rilancio che veda i nostri sindaci e i nostri comuni non come Enti Comunali di Assistenza (gli ECA di antica memoria), ma soggetti attuatori di un piano di rilancio del lavoro nei territori. Oggi certamente questo serve subito per alleviare le tante difficoltà delle nostre famiglie, ma attenti a non fermarci a questo. Dobbiamo impedire che la crisi economica precipiti in crisi sociale. E allora, pensare al dopo significa concentrare tutti gli sforzi sul vero e unico fronte di sviluppo: le imprese. Chi governa potrebbe essere tentato da provvedimenti assistenziali quale scorciatoia per incassare subito qualche consenso, ma oggi la cura non sono i like, ma un vero piano Marshall per il nostro paese. Lo dobbiamo ai nostri cittadini, a chi ogni giorno lavora in silenzio affrontando sfide di ogni tipo e ai ragazzi che, dopo un utile periodo formativo debbono poter trovare occasioni e opportunità di lavoro.
*Presidente della Proovincia di Padova
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci