Commercio, idee per ripartire

Sabato 24 Ottobre 2020
Commercio, idee per ripartire
IL CONFRONTO
MESTRE Con le categorie ci ha già parlato ma ha voluto fare un passo in più, incontrando in maniera informale i singoli commercianti di Mestre, quelli che in qualche modo sono più rappresentativi delle varie zone, perché la crisi è durissima e tantissime attività stanno chiudendo. Ecco che cosa ci faceva ieri all'ora di pranzo il neo assessore al Commercio, Sebastiano Costalonga, in mezzo a un cerchio di persone sotto alla galleria Matteotti. Era lì per salutarli, per dire che il sindaco Luigi Brugnaro ha interrotto un lungo periodo di assenza del responsabile del settore nominandolo assessore, e che li ha convocati per ascoltarli e capire cosa si può fare per migliorare la situazione. Ieri era venerdì e non è stato un caso nemmeno il giorno scelto, perché si è cominciato a discutere proprio degli Happy Friday, i venerdì di festa che una volta al mese attraggono molte persone in centro città anche da fuori comune, ma che ieri i commercianti hanno chiesto di migliorare.
HAPPY FRIDAY, NUOVO NOME
A partire magari, proprio dal nome: perché è sbagliato voler battere la concorrenza dei centri commerciali, che assediano la città, scimmiottando quel che fanno: «Noi siamo anche disposti a parlare di sconti per i clienti ma proponiamo di raccogliere quei soldi e devolverli a chi ha bisogno, come ai danneggiati dall'aqua granda». E se si vuole parlare di sconti, «che non siano per acquistare quel che vuole il centro commerciale, ma che possano essere utilizzati dai clienti per comprare ciò che credono, liberamente». Per restare in tema, poi, gli Happy Friday, che ora dovrebbero durare tre giorni invece di uno anche per garantire il distanziamento sociale, a proposito di sconti potrebbero rispolverare la vecchia usanza di decine d'anni fa quando chi spendeva più di 20 mila lire in negozio aveva diritto al parcheggio gratuito (in realtà la proposta è già stata fatta ma, raccontavano ieri i commercianti, giace negli uffici di Avm da qualche anno). E l'iniziativa non valeva solo per il cuore cittadino, come succede con oggi, ma anche per il resto di Mestre «dove si devono estendere le manifestazioni, magari moltiplicandole», nella spesso dimenticata via Cappuccina o in via Piave.
Gli altri argomenti affrontati sono stati l'illuminazione carente, la sicurezza (specie in via Carducci dove, per le due mense dei poveri e i personaggi che gravitano attorno, è sempre più difficile tenere aperte le attività), il decoro (anche in relazione ai commercianti di altre nazionalità che usano i marciapiedi come magazzini), gli affitti esorbitanti (chiesti dai «padroni della città che posseggono centinaia di spazi e non abbassano i prezzi a costo di tenerli chiusi: bisogna costringerli almeno a tenere le vetrine pulite e accese di sera»), gli spazi inutilizzati (come «il chiostro dell'M9 sempre deserto mentre noi da mesi chiediamo di poterlo utilizzare per artigianato artistico e altre manifestazioni dandolo in affitto gratuito e facendo pagare una percentuale sugli incassi»), e infine la comunicazione con particolare riguardo ai social: quanto a internet, l'app Fai Centro lanciata dal Comune a ottobre dell'anno scorso per riunire al suo interno i negozi cittadini è stata al centro delle critiche perché non serve a nulla: nessuno sa che esista, quando si digita una ricerca del tipo negozi a Mestre viene fuori di tutto tranne che quell'app; e poi non è collegata ai sociaL, senza contare che acquistare qualcosa è un terno al lotto. Centri commerciali contro negozi del centro, insomma, tre a zero anche su questo versante. E se quelli continuano a drenare clienti dalla città, «perché noi negozianti diamo indicazioni per raggiungerli a chi ce le chiede, invece di dirigerli verso altri colleghi delle strade vicine? E perché molti di noi accettano di ricevere i pacchi Amazon per i clienti continuando a farci del male?».
LANCIARE MESTRE BELLA
Qualcuno di loro ha anche criticato le associazioni di categoria che dovrebbero essere più presenti ma l'assessore Costalonga ne ha sottolineato l'importanza, specie in questo momento difficile: «Bisogna essere uniti e lavorare tutti assieme. E se adesso, per colpa del Covid, i turisti dal resto d'Europa non arrivano, dobbiamo richiamare a Mestre gente da Padova, Treviso».
Alla fine c'è stato spazio anche per un'autocritica perché «se molta gente da Treviso o da Padova non viene qui è un po' colpa della disorganizzazione ma pure del fatto che troppi mestrini vanno in giro raccontando che Mestre è brutta». Da qui l'idea di lanciare un logo del tipo I love Mestre o Mestre Bella.
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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