CHIOGGIA
Terreno inquinato? La bonifica può aspettare. Sembra collocarsi

Venerdì 20 Novembre 2020
CHIOGGIA
Terreno inquinato? La bonifica può aspettare. Sembra collocarsi in questa logica la vicenda di un'area demaniale marittima ingombra di rifiuti, anche speciali, per la quale l'impegno per la produzione di carte bollate tra enti, potrebbe finire per superare quello per eseguire la bonifica. Tutto inizia quattro mesi fa, quando la sezione navale della Guardia di finanza di Chioggia scopre un'area demaniale ridotta a discarica. Rifiuti di vario tipo e residui di lavorazioni ammassati in stato di totale abbandono che qualcuno, nel tempo, ha accumulato nella zona. Le Fiamme gialle, il 27 luglio, segnalano la situazione al Servizio Ambiente del Comune, per i provvedimenti necessari.
IL RIMPALLO
In sostanza si tratta di ordinare al responsabile di ripristinare lo stato dei luoghi, eliminando e smaltendo correttamente i rifiuti. Ovviamente è quasi sempre difficile, se non impossibile individuare il responsabile degli abbandoni clandestini e la palla quindi passa al proprietario del terreno. In questo caso il Demanio. Il 25 agosto il Servizio Ambiente effettua un sopralluogo e comunica al Demanio la necessità di provvedere alla pulizia dell'area. L'Agenzia del Demanio, direzione generale Veneto, il 2 settembre scrive alla Regione, invitandola «quale ente gestore» a «provvedere alla rimozione di quanto rinvenuto così come riportato nella relazione di sopralluogo, ciò al fine di evitare l'emanazione dell'ordinanza di rimozione dei materiali da parte del Comune di Chioggia e le conseguenti attività che dovranno essere poste in essere». Ma la Regione non ci sta e, il giorno stesso, risponde all'Agenzia del Demanio che «l'onere di provvedere alla pulizia degli spazi demaniali oggetto di scarico incontrollato di rifiuti attiene alla gestione materiale e non amministrativa di detti beni e quindi è a carico dell'ente proprietario dei terreni».
Così il 27 ottobre il Comune emette l'ordinanza, a firma del dirigente, nei confronti del Demanio, per obbligarlo a pulire l'area ma l'ente, tramite l'Avvocatura distrettuale dello Stato, rigetta l'ordinanza, sostenendo che, secondo giurisprudenza prevalente, è il sindaco a dover firmare e non il dirigente. La questione, quindi, è controversa ma il Comune, che potrebbe appellarsi alla separazione tra i compiti politici di indirizzo e quelli tecnici operativi, ha voluto evitare altri contrasti e, ieri, ha revocato l'ordinanza per la pulizia dell'area; ma quella nuova, a firma del sindaco, sarebbe già pronta.
Diego Degan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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