«Chemio per il seno in gravidanza e la mia piccola Anna è nata sana»

Giovedì 13 Febbraio 2020
«Chemio per il seno in gravidanza e la mia piccola Anna è nata sana»
Valentina Robino, avvocato genovese 47 anni, ha scoperto di avere un tumore al seno mentre era in gravidanza. Era l'estate del 2009. Il 4 marzo Anna, la bimba che aspettava, compirà dieci anni. La signora ha fatto la chemioterapia durante gli ultimi mesi. La piccola, sanissima, è nata qualche settimana prima del previsto.
Valentina, di che si è accorta quel giorno d'estate?
«Mentre facevo la doccia ho sentito un nodulo sotto l'ascella. Tempo prima mi ero fatta vedere e mi avevano detto che tutto era a posto. Ma qualcosa era cambiato qualcosa».
La visita, la diagnosi e la biopsia?
«All'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova si scopre che ho un tumore aggressivo, carcinoma triplo negativo. Il nodulo era di 2,7 centimetri. Ero alla venticinquesima settimana e avevo anche un altro bimbo, Matteo, di un anno e mezzo».
Nella sua testa e nel suo cuore che cosa è successo?
«Mi sono sentita, emotivamente e fisicamente, come se mi avessero picchiato. Improvvisamente paure, pensieri, preoccupazioni, dolori».
Pensava di dover fare scelte drammatiche?
«Non ho avuto il tempo per sprofondare, per fortuna. La dottoressa Lucia Del Mastro non mi ha dato il tempo di avventurarmi in pensieri che non riuscivo neppure a sfiorare».
Le ha assicurato che poteva essere curata anche se in gravidanza?
«Già. Scoprire di poter fare l'intervento e la chemioterapia mentre aspettavo Anna mi ha ridato la speranza. Ero terrorizzata per la bambina, mai avevo sentito una cosa del genere. Ovviamente mi sono fidata e ho accettato».
Dopo l'intervento, le cure. Come le altre donne?
«I farmaci erano gli stessi. La novità dipendeva dalla somministrazione dei farmaci. Non durava un'ora ma settantadue. Ero attaccata ad una pompa che rilasciava lentamente le sostanze».
Un pensiero, due pensieri di quel periodo?
«Ero concentrata nel capire bene quello che stessi facendo. Un team di medici mi ha accompagnata fino al parto. Certo dei giorni ero a terra, senza capelli e con i segni della chemio sul viso e sul corpo. Ma poi mi riprendevo, pensavo al parto».
Anna si faceva sentire?
«Anna era me e altro da me. Volevo curarmi pensando ai miei figli e, al tempo stesso, mi spaventava l'idea di poterla danneggiare. Uno stato d'animo inspiegabile. Mi sembra non ci siano le parole».
Poi è arrivato il 4 marzo...
«È nata con il cesareo, un po' prima del tempo. Ma stava benissimo e questo era importante. Purtroppo non ho potuto allattarla. Una parte dell'incubo era finito».
Ha continuato le cure?
«Certo, ancora chemio e poi la radio. E dopo dieci anni sono qui a raccontare la mia storia. A vivere felice con i miei bambini».
Se la chiamano eroina che risponde?
«Io un'eroina? Io non ho fatto altro che informarmi e seguire i medici. Del mio ci ho messo la determinazione e la speranza. Altre sono eroine».
Ed è diventata testimonial dell'Airc, l'Associazione ricerca sul cancro.
«La dottoressa Del Mastro che mi ha seguito fin dalla prima visita era una ricercatrice Airc. Mi sono resa conto che se mi fossi ammalata qualche anno prima la mia storia non sarebbe andata così».
Che vuol dire?
«Anni prima non erano ancora state sperimentate queste cure su donne in gravidanza. La ricerca mi permette ancora oggi di raccontare che cosa è accaduto a me e a mia figlia».
Il 4 marzo sarà un grande compleanno?
«Sì, lei ed io festeggiamo dieci anni!».
Carla Massi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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