Bilancio in pareggio In aumento anche donazioni e sponsor

Venerdì 15 Gennaio 2021
Bilancio in pareggio In aumento anche donazioni e sponsor
IL PUNTO
Il 2020 è stato un anno terribile per tutti, in particolare per Venezia che aveva già subito i danni dell'alluvione del novembre 2019. La Fondazione Teatro La Fenice, tuttavia, è riuscita a chiudere il bilancio in pareggio, non rinunciando a una prerogativa che da qualche tempo la caratterizza tra le istituzioni lirico-sinfoniche nazionali. A questo risultato sorprendente, c'è da aggiungere che il 2021 è iniziato con la conferma di tutti gli sponsor tradizionali e con nuove donazioni.
I MECENATI
«Abbiamo dei sovventori istituzionali - spiega Andrea Erri, direttore generale della Fenice - come la Fondazione di Venezia che ogni anno eroga un milione e, dal 2019, Intesa San Paolo contribuisce con 600mila euro. Importante è anche l'apporto delle Assicurazioni Generali. Con loro sviluppiamo importanti progetti, legati alle scuole e alle famiglie. A Natale, per esempio, abbiamo realizzato la fiaba musicale Pierino e il lupo di Prokofiev, trasmessa gratuitamente in streaming. Molto importanti sono anche le collaborazioni con l'Outlet di Noventa-MacArthur Glen e con la Michelangelo Foundation che ogni due anni organizza sull'isola di San Giorgio la mostra dell'artigianato creativo Homo Faber che vede coinvolti la nostra sartoria e i laboratori».
REGALI INATTESI
Alla Fenice sono arrivate anche donazioni inaspettate. «Quando la casa vinicola Ca' del Bosco ci ha detto che ci avrebbe devoluto gli importi delle visite guidate nelle loro tenute - spiega sempre Erri - pensavamo a poche migliaia di euro ed invece ci sono arrivati ben 200mila euro. Generose sono state anche le donazioni liberali per gli appuntamenti in streaming. La Nona di Beethoven diretta da Chung ci ha portato 10mila euro mentre la proposta natalizia di acquistare al buio (cioè senza sapere per quale spettacolo del 2021 e in quale data precisa) due biglietti di platea al prezzo di uno ci ha fatto incassare già 20mila euro. Un ringraziamento va anche a quanti, abbonati o spettatori occasionali, hanno rinunciato a chiedere il rimborso per gli eventi non realizzati a causa della pandemia». Certo, la chiusura di questi mesi ha sottratto al teatro anche gli importi delle visite guidate: la Fenice, per incassi, è a tutti gli effetti il terzo museo della città, dopo Palazzo Ducale e la Collezione Peggy Guggenheim. Per contenere il disagio economico dei 300 lavoratori del teatro, è stato promosso un welfare aziendale, attivo già dall'acqua granda del 2019. Inoltre, a tutela della salute sul luogo di lavoro, per evitare la possibilità di focolai, sono stati allestiti nuovi spazi per i professori d'orchestra e gli artisti del coro. La Fenice è dunque pronta per ripartire consapevole che la domanda di cultura e di musica classica non si è mai affievolita. «Grazie all'idea di creare un'arca sul palcoscenico con cinquanta poltrone, siamo riusciti ad avere comunque fino a 340 posti distanziati e sicuri. Tutte le volte che ci è stato permesso di metterli in vendita, non abbiamo mai potuto soddisfare tutte le innumerevoli richieste. A teatro le persone si sentono sicure e alla Fenice, per le misure sanitarie adottate, ancor di più».
Mario Merigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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