Baby gang, i primi 3 verso il processo

Sabato 3 Agosto 2019
Baby gang, i primi 3 verso il processo
L'INCHIESTA
VENEZIA L'udienza preliminare è ancora da fissare ma il primo processo contro le baby gang sembra avere la strada spianata. La via è stata aperta dalla notifica di conclusioni indagini firmata il 12 luglio dal sostituto procuratore Giorgio Gava nei confronti di Angelo Valerio Alesini, 19 anni di Mestre, arrestato il 29 maggio dalla squadra Mobile di Venezia con l'accusa di essere il leader del gruppo di giovani violenti capaci di seminare il panico a Mestre tra il giugno e agosto 2018. Con Alesini, ancora in carcere da fine maggio e difeso dall'avvocato vicentino Anna Sambugaro, hanno ricevuto l'avviso di garanzia anche altri due componenti del branco: un diciottenne e un ventenne. Raid «senza alcun motivo», aveva detto Alesini al gip, commessi in compagnia di minorenni ora sotto inchiesta dalla procura dei Minori.
LE ACCUSE
Ai tre sono contestati un rosario di reati. Il capo d'imputazione arriva alla lettera S: diciannove atti d'accusa in cui compare in quasi tutti (fatto salvo per tre episodi) il nome di Angelo Valerio Alesini. Si va - a vario titolo - dal furto aggravato alla tentata estorsione, passando per danneggiamento, ricettazione, porto abusivo d'armi e resistenza a pubblico ufficiale. E nel 415bis firmato dal pm Gava, c'è di più degli episodi che all'alba del 29 maggio avevano portato in una cella di Santa Maria Maggiore Alesini, per cui il giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Materia aveva disposto la custodia in carcere per nove furti, una tentata estorsione e un danneggiamento.
Tra i reati di cui Alesini dovrà rispondere, una serie di furti d'auto commessi tra il giugno e l'agosto 2018 nei garage di alcune abitazioni a Mestre, negli uffici di Veritas e Anas dove aveva rubato cellulari, pc e materiale informatico più delle auto. Ma anche un colpo all'interno del circolo culturale Silvio Pellico e ai danni della Polizia Locale di Marghera, dove aveva rubato due camicie per divisa (con tubolari, alamari, fischietto), un cinturone con fondina e fibbia, diversi tubolari, una paletta, distintivi, un paio di manette, uno spray anti-aggressione, una bicicletta di servizio, un basco e tre blocchi di verbali.
I POST
Imprese di cui Alesini si vantava sui social dove aveva postato una fotografia sulle macchine della Polizia. E in Instagram aveva osato di più con un selfie di un furto e di un danneggiamento alla scuola d'arte Guggenheim di corso del Popolo, quando in piena estate scorsa aveva spaccato, assieme ad altri, i monitor di alcuni computer: «Grazie Guggenheim», il commento. Sfide che erano valse la sorveglianza speciale imposta dal questore di Venezia, Maurizio Masciopinto. Ad Alesini - per cui il gip Materia riconosce un «indice di un'inquietante professionalità nel crimine e di una assoluta indifferenza tanto verso le vittime quanto verso le istituzioni» che ne qualificano «in termine altamente negativi la caratura delinquenziale» - sono contestati anche una tentata estorsione ai danni di un coetaneo, reato contestato in concorso con il diciottenne.
Porto abusivo di un coltello con lama di 7 centimetri, ricettazione di una motocicletta e resistenza a pubblico ufficiale le accuse per il terzo indagato, protagonista dell'avvio delle indagini. Era stata sua mamma a bussare in questura un anno fa: «Mio figlio mi ha confidato che coi suoi amici sono soliti andare a rubare nei garage».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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