«Attenti, sul litorale la mafia c'è ancora»

Mercoledì 13 Maggio 2020
«Attenti, sul litorale la mafia c'è ancora»
ERACLEA
Il 14 giugno coronavirus permettendo si aprirà il processo contro il clan dei Casalesi di Eraclea. Alla sbarra 45 detenuti delle oltre 70 persone che sono state indagate dalla Procura di Venezia per associazione a delinquere di stampo mafioso. L'inchiesta, durata oltre dieci anni, si era conclusa nel febbraio dello scorso anno con un blitz che aveva azzerato la Giunta comunale di Eraclea e portato all'arresto del sindaco Mirco Mestre.
UNA DECISIONE CHE PESA
Ma sul processo che si apre a giugno peserà la decisione del Ministero degli interni che non ha sciolto per mafia il Comune di Eraclea. Il deputato del Pd Nicola Pellicani, componente della Commissione parlamentare antimafia, ha letto tutte le carte del Ministero e ne parla con il Gazzettino. «Sono più preoccupato di prima. Perchè la crisi economica rischia di essere un acceleratore di iniziative per la criminalità organizzata nella zona del Veneto Orientale e il mancato scioglimento del Comune di Eraclea è un brutto segnale per la comunità degli onesti. Non bisogna dimenticare, infatti, che l'inchiesta della Procura veneziana sui Casalesi ha portato alla luce in modo inequivocabile la capacità dei malavitosi di inserirsi nel tessuto sociale, economico e amministrativo del litorale e il quadro era talmente preoccupante che addirittura il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Venezia aveva chiesto lo scioglimento. Il ministero degli Interni, invece, ha ritenuto che il provvedimento amministrativo dello scioglimento non fosse tecnicamente utilizzabile perchè non era dimostrato che i casalesi fossero riusciti ad influenzare le decisioni della Giunta di Mirco Mestre. Ma lo stesso Ministero conferma l'esistenza di un sistema fortemente radicato nella comunità di Eraclea e nei comuni vicini, in particolare nei settori del prestito a strozzo e dell'edilizia. Diciamo insomma che, dopo aver letto tutte le carte, sono molto preoccupato e spero che non si smetta affatto di parlare della presenza mafiosa sul litorale veneziano. Perchè la presenza c'è ancora».
SEGNALE FORTE
«Ho letto il malloppo e confermo la mia opinione negativa nei confronti di questo provvedimento, che non tiene conto della relazione del Prefetto di Venezia il quale aveva elencato puntigliosamente i motivi per i quali era meglio sciogliere il Comune per mafia. Sia chiaro, io non tifo per questi provvedimenti, che sono gravissimi e che devono essere comminati con grande cautela, allo stesso tempo penso che i cittadini onesti di Eraclea, che sono la stragrande maggioranza, avrebbero avuto bisogno di un segnale forte, che li incoraggiasse e li sostenesse sulla via della legalità».
E Pellicani rivela come la stessa commissione d'accesso, chiamata a passare in rassegna tutti i provvedimenti amministrativi del Comune delle ultime 4 giunte, avesse rilevato come nel corso del tempo il clan dei casalesi di Eraclea via via avesse esteso la sua influenza anche in altri Comuni del litorale, oltre ad Eraclea, dove invece gli episodi amministrativi dubbi, dall'impianto di biogas all'assegnazione di un alloggio pubblico a parenti del clan Donadio, fino alla richiesta di una concessione in spiaggia per ombrelloni, per il Ministero degli interni non sono sufficienti a far dire che il clan era in grado di intervenire nelle decisioni del Comune visto che nessuno di questi provvedimenti amministrativi è andato in porto. Ma, secondo il Prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, l'errore sta proprio nel considerare gli episodi singolarmente invece che vederli come parte di una infiltrazione progressiva nella pubblica amministrazione locale. Tant'è che nelle carte del Ministero degli interni si trova anche una decisione forte, quella del Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico, il quale il 18 dicembre 2019 all'unanimità esprime parere favorevole alla proposta di scioglimento del Comune di Eraclea.
FUTURO A RISCHIO
«Vuol dire secondo Pellicani- che chi conosce bene la situazione e cioè i vertici di carabinieri, polizia e guardia di finanza, assieme a Procura e Prefettura, non hanno avuto alcun dubbio nel chiedere al ministro di sciogliere il Comune, proprio per evitare guai peggiori. E mi riferisco alla possibilità che il clan dei malavitosi sollevi la testa e si rimetta in gioco approfittando della crisi post-coronavirus. E' per questo che ribadisco la necessità, con grande serenità, ma senza fare un passo indietro, che si continui a discutere di questo problema e che si continui a mettere in guardia la popolazione, che è la prima vittima di questa situazione. Il pericolo non è affatto passato. Anzi. E riguarda anche altri Comuni del litorale. Capisco che in questo momento ci sia solo la voglia di ripartire e buttarsi alle spalle il passato, ma non vorrei che la malavita ipotecasse il futuro di località così importanti».
Maurizio Dianese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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