Attentato a Rialto, espulsi dopo la condanna

Venerdì 16 Aprile 2021
Attentato a Rialto, espulsi dopo la condanna
IL CASO
VENEZIA Hanno finito di scontare la pena e sono già stati espulsi in Kosovo, il loro Paese di origine, due dei tre giovani arrestati nel marzo del 2017 e poi condannati per terrorismo. Dake Haziraj di 28 anni e Fisnik Bekaj di 27 anni hanno dovuto lasciare l'Italia qualche mese fa, a conclusione del periodo di detenzione stabilito dai giudici veneziani e poi confermato dalla Corte di Cassazione: 4 anni di reclusione ciascuno. Il terzo connazionale, accusato assieme a loro di aver creato una cellula terroristica di matrice islamica che operava in centro storicoa Venezia, Arjan Badbaj, 31 anni, si trova invece ancora in carcere, ma tra pochi mesi anche lui tornerà in libertà e sarà espulso in quanto sta finendo di scontare la sua pena - 5 anni di reclusione - più elevata in quanto a lui è stato riconosciuto il ruolo di leader del gruppo.
SECONDA CONDANNA
Dopo l'espulsione, Haziraj ha subito un secondo processo, a conclusione del quale il giudice Claudia Gualtieri gli ha inflitto ulteriori 4 anni e 3 mesi di reclusione per il reato di lesioni volontarie, con l'aggravante dei futili motivi, in relazione ad un pestaggio avvenuto nel 2014, quando il giovane lavorava in un ristorante nel centro storico di Venezia, vicino a piazza San Marco. A denunciare l'aggressione fu un veneziano che quel giorno stava passando con la figlia di fronte al locale, il quale riferì di un pestaggio eseguito «con precisione e tecnica, con fare esperto». Haziraj agì assieme ad un'altra persona, non identificata, fratturandogli il naso e provocandogli lesioni guaribili in più di venti giorni, dopo il ricorso ad un intervento chirurgico. Dal locale il giovane kosovaro era uscito anche brandendo un coltello, di quelli utilizzati in cucina, che fortunatamente non ha utilizzato.
L'avvocatessa che difende Haziraj, Patrizia Lionetti, ha già presentato ricorso in appello contro la sentenza: oltre alla pena eccessiva, lamenta la violazione del diritto di difesa in quanto al suo assistito è stato negato il diritto di presenziare all'udienza e di rilasciare dichiarazioni come avrebbe voluto fare. Haziraj, infatti, era già stato espulso dal territorio nazionale e non gli è stato consentito il permesso di rientrare in occasione del processo. «Ha sempre respinto ogni addebito - spiega l'avvocatessa Lionetti - In relazione a quel episodio anche il mio assistito ha sporto querela, sostenendo di non essere stato lui l'aggressore».
BOMBA A RIALTO
I giovani kosovari lavoravano tutti come camerieri e risiedevano in due appartamenti nei quali si incontravano per motivi religiosi, per fare allenamento e per guardare video che inneggiavano alla jihad islamica. Secondo gli inquirenti, nel corso dei mesi si erano radicalizzati e si stavano preparando all'azione. Del gruppo faceva parte anche un minorenne (condannato in via definitiva a 3 anni e 4 mesi, e tornato in libertà dopo aver scontato la pena): in un colloquio intercettato dalla Digos, proprio lui parlò di un'esplosione con la quale si sarebbero potuti guadagnare il Paradiso: parole che spinsero la Procura ad accelerare l'iter per ottenere il loro arresto, temendo che stessero pianificando un attentato che aveva come obiettivo il ponte di Rialto.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci