C'è un bel tocco femminile in questa commedia che si fa le beffe dell'integralismo religioso giocando con equivoci, travestimenti, imprevisti e battute intelligenti, mettendo alla berlina temi delicati come religione, tradizione, famiglia. La storia ruota attorno alla bella Leila, che in una banlieu parigina molto pacifica e pulita vive p integrata col fratello minore e con il fidanzato francese, figlio di intellettuali iraniani comunisti e super laici. La coppia sogna di andare a vivere a New York dove Leila ha la possibilità di fare uno stage all'Onu. Ma all'improvviso torna a casa il fratello maggiore, reduce dallo Yemen dove ha aderito al radicalismo islamico, deciso a raddrizzare i costumi dissoluti dell'occidente. Così il povero fidanzato, per vedere la sua amata, deve ingegnarsi nei modi più strampalati. Indossando in burqua , ma anche studiando il Corano per provare a destabilizzare le credenze assolute del suo avversario. Il corto circuito tra costumi musulmani e occidentali si sviluppa tra ironia e autoironia: e passando da Maometto a Victor Hugo, Abadi suggerisce la possibilità di deradicalizzare un giovane che vede nella moschea l'unico modo in cui poter socializzare.(chiara pavan)
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