SAN VITO
Bella ciao, il canto dei partigiani, infuoca la domenica sanvitese.

Lunedì 8 Gennaio 2018
SAN VITO
Bella ciao, il canto dei partigiani, infuoca la domenica sanvitese. Ieri, alle prime note della canzone, una parte del pubblico che partecipava alla festa del Tricolore si è alzato ed è uscito dal teatro Arrigoni. Una bufera che si ripete dopo la prima edizione dell'iniziativa organizzata dalla giunta guidata da Antonio Di Bisceglie (Pd) lo scorso anno. Si tratta del Brindisi per il Tricolore organizzato in occasione della Giornata nazionale della bandiera, stavolta collegando l'iniziativa al 70° anniversario della Costituzione.
Anche quest'anno, come nel 2017, è infuriata la polemica. Ieri mattina al teatro Arrigoni, verso la fine del Brindisi, come da scaletta, la Filarmonica Sanvitese ha eseguito Bella ciao in forma strumentale. Alle prime note diverse persone si sono alzate - una quindicina in tutto - e hanno lasciato la sala. Tra queste c'erano il coordinatore di Fratelli d'Italia Guido Guidi, il consigliere comunale Iacopo Chiaruttini e altri rappresentanti del centrodestra. Una protesta silenziosa che non è passata inosservata. La causa? Un brano ritenuto fuori luogo in quel contesto che è ancora oggi causa di divisioni.
Per Guidi la canzone Bella ciao suonata all'Arrigoni «è stata un'ennesima caduta di stile. Purtroppo l'opinione contraria espressa l'anno scorso dalla minoranza di centrodestra non è servita a far capire al sindaco Di Bisceglie cosa significhi rispettare tutte le componenti politiche e sociali che compongono la nostra comunità. È stata un'ulteriore dimostrazione di arroganza e mancanza di rispetto a chi non si identifica nella politica comunista. È facile predicare il rispetto delle minoranze, di ogni diversità, di tutte le identità, religioni e culture». Guidi non ci sta. «È facile - ribadisce - chiedere di togliere un crocifisso o un presepe, di sostituire Gesù con Perù. È normale ignorare una conferenza di Magdi Cristiano Allam e organizzare, però, un evento in sala consiliare per una pediatra nipote di Che Guevara. È facile dichiararsi il sindaco di tutti. Poi nei fatti tutto questo rispetto predicato non viene messo in pratica».
Guidi ricorda che il Tricolore è il simbolo dell'unità nazionale: «Bella ciao, al contrario, è soltanto il simbolo di una parte d'Italia che nel dopoguerra si ritrovò  drammaticamente divisa e contrapposta e che dopo tanti dovremmo riconciliare. Non è ammissibile ricordare soltanto la guerra dei partigiani, ma è doveroso ricordare anche tutti quelli che hanno dato la vita o la loro giovinezza per servire con coraggio e fedeltà la Patria. È evidente che a Di Bisceglie, invece, interessa esclusivamente tutto ciò che può essere ricondotto alla bandiera rossa».
Di tutt'altro avviso il sindaco Antonio Di Bisceglie, per il quale il richiamo alla Resistenza, dai punti di vista storico e concettuale, era adatto all'iniziativa: «La Resistenza ci ha dato la libertà e Bella ciao ne è simbolo. È un canto popolare bellissimo, antifascista, che è tutt'uno con la Costituzione».
E, per rimarcare il concetto, le note di Bella ciao sono risuonate due volte in teatro.
«Il partigiano Athos ha chiesto il bis - conferma il sindaco - e ci sembrava giusto accontentarlo».
Emanuele Minca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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