Negozi in calo, il centro ora soffre

Venerdì 21 Febbraio 2020
Negozi in calo, il centro ora soffre
LA RICERCA
UDINE Meno negozi in città, con un calo più alto in centro storico. In compenso, dal 2008 al 2019, sono aumentati alberghi, bar e ristoranti, soprattutto fuori dal cuore cittadino. A dirlo è un'indagine Ufficio Studi Confcommercio nazionale su dati Si.Camera.
IN REGIONE
Cala, nel suo complesso, la presenza del commercio al dettaglio. Sia dentro che fuori il centro storico. Aumenta, o almeno tiene, il comparto alberghi, bar e ristoranti. La fotografia sul Friuli Venezia Giulia, che riguarda il periodo 2008-2019, è contenuta nell'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio Demografia d'impresa nelle città italiane. Due capoluoghi su quattro del Fvg, Trieste e Gorizia, compaiono nella top ten dei centri storici a rischio declino commerciale. Trieste fa segnare un calo di 59 imprese di commercio al dettaglio dal 2008 (erano 219) al 2019 (160, 15 in meno anche del 2016), mentre aumentano alberghi (da 10 a 25), bar e ristoranti (da 112 a 132). A Gorizia centro il commercio al dettaglio crolla da 312 a 221 imprese, ma anche in questo caso crescono alberghi (da 3 a 5), bar e ristoranti (da 117 a 124). Stesso trend a Udine: commercio al dettaglio da 608 a 541, alberghi da 19 a 24, bar e ristoranti da 338 a 342. E a Pordenone: commercio al dettaglio da 332 a 271, alberghi stabili a quota 9 (ma 2 in più del 2016), bar e ristoranti da 143 a 155
A UDINE
Nel capoluogo friulano, nel settore del commercio al dettaglio, si è passati da 608 imprese del 2008 in centro storico a 537 nel 2016 per risalire di poco nel 2019 a 541. Fuori dal centro, invece, l'andamento è passato da 393 a 379 a 376. Andando nel dettaglio, in centro storico il trend è stato in controtendenza per alcune categorie: in aumento dal 2008 al 2019 da 50 a 63 i negozi di alimentari e bevande, i negozi di informatica e telecomunicazioni (da 10 a 16), le farmacie (da 17 a 22). Nel settore ricettivo, le imprese sono cresciute, passando, in centro storico, da 357 nel 2008 a 375 nel 2016 a 367 nel 2019, mentre fuori dal centro i numeri sono stati 228, 230 e 251. Nel dettaglio, gli alberghi sono passati, in centro dai 19 del 2008 ai 23 del 2016, fino a diventare 24 nel 2019. Fuori dal centro sono cresciuti da 12 a 22 a 26, più che raddoppiati quindi. Sul fronte bar e ristoranti si è passati da 338 a 342 dal 2008 al 2019 nel centro città, mentre nella cerchia esterna da 216 a 224.
IL COMMENTO
«Il crescente fenomeno dei negozi sfitti nelle città commenta il presidente di Confcommercio regionale Giovanni Da Pozzo è dovuto a cause diverse quali, tra l'altro, la modifica del comportamento di acquisto, la mancata corrispondenza tra l'offerta commerciale e la domanda del consumatore, problemi di vivibilità, accessibilità e declino urbano». Per fronteggiare il fenomeno, «servono, anche in Fvg, politiche di rigenerazione urbana innovative in grado di promuovere valori comuni, in ambito sociale, culturale ed economico». Il ruolo economico e sociale dei negozi di vicinato e dei pubblici esercizi «resta strategico». Da parte sua il terziario «deve saper assecondare il percorso dell'innovazione e non farsi trovare impreparato dal cambiamento che la digitalizzazione imprime ai modi di vivere, produrre, acquistare e comunicare».
L'OSSERVATORIO
La finalità dell'Osservatorio (avviato nel 2016) è di monitorare nel tempo l'andamento degli esercizi commerciali e delle attività di alloggio e ristorazione per cogliere i cambiamenti della rete comunale di servizi al consumatore e, conseguentemente, anche per neutralizzare eventuali patologie. L'indagine, realizzata con il contributo di Si.Camera (Agenzia delle Camere di commercio), ha interessato 110 comuni di medie dimensioni capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluogo più popolosi.
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