LA CRISI
POZZUOLO Potrebbe essere un incontro di aggiornamento della situazione, come avviene da oltre un mese a questa parte, o piuttosto l'appuntamento durante il quale l'azienda informerà che intende attivare gli ammortizzatori sociali, la più comunemente nota cassa integrazione. È quanto si saprà questa mattina nell'incontro tra la direzione dell'Abs, azienda dell'acciaio di Cargnacco, e le rappresentanze sindacali.
«Un appuntamento concordato da tempo - ha confermato ieri David Bassi della Fiom Udine -. Dall'inizio dell'anno ci sono dei reparti con livelli di lavoro inferiori», ha aggiunto, conseguenza della frenata dell'automotive tedesca, dei dazi del presidente Trump e di una condizione generale non positiva che si riverbera sull'acciaio. Perciò in azienda è stato aperto un tavolo di crisi permanente, al fine di monitorare l'andamento e di adottare le soluzioni del caso. «Siamo reduci da un fermo collettivo avvenuto dal 30 ottobre al 4 novembre, quando l'intera azienda è rimasta chiusa ha aggiornato Bassi e da tempo si fa ricorso alle ferie per coprire i buchi di produzione». Oggi un nuovo aggiornamento della situazione e lì «capiremo se l'azienda intende aprire con gli ammortizzatori sociali», ha proseguito Bassi, che a poche ore dall'incontro non era nelle condizioni di fare previsioni. L'azienda impiega più di mille dipendenti e se dovessero scattare gli ammortizzatori bisognerà capire quanti e in che misura saranno coinvolti.
A.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA POZZUOLO Potrebbe essere un incontro di aggiornamento della situazione, come avviene da oltre un mese a questa parte, o piuttosto l'appuntamento durante il quale l'azienda informerà che intende attivare gli ammortizzatori sociali, la più comunemente nota cassa integrazione. È quanto si saprà questa mattina nell'incontro tra la direzione dell'Abs, azienda dell'acciaio di Cargnacco, e le rappresentanze sindacali.
«Un appuntamento concordato da tempo - ha confermato ieri David Bassi della Fiom Udine -. Dall'inizio dell'anno ci sono dei reparti con livelli di lavoro inferiori», ha aggiunto, conseguenza della frenata dell'automotive tedesca, dei dazi del presidente Trump e di una condizione generale non positiva che si riverbera sull'acciaio. Perciò in azienda è stato aperto un tavolo di crisi permanente, al fine di monitorare l'andamento e di adottare le soluzioni del caso. «Siamo reduci da un fermo collettivo avvenuto dal 30 ottobre al 4 novembre, quando l'intera azienda è rimasta chiusa ha aggiornato Bassi e da tempo si fa ricorso alle ferie per coprire i buchi di produzione». Oggi un nuovo aggiornamento della situazione e lì «capiremo se l'azienda intende aprire con gli ammortizzatori sociali», ha proseguito Bassi, che a poche ore dall'incontro non era nelle condizioni di fare previsioni. L'azienda impiega più di mille dipendenti e se dovessero scattare gli ammortizzatori bisognerà capire quanti e in che misura saranno coinvolti.
A.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA