Sparò al vicino, la difesa: «È confuso, non sa quello che fa»

Martedì 26 Maggio 2020
Sparò al vicino, la difesa: «È confuso, non sa quello che fa»
IN TRIBUNALE
TREVISO «Per lui in questo momento è tutto troppo, è fragile sotto il profilo emotivo, spaventato e confuso». Michela Nasato, l'avvocato d'ufficio, descrive cosi il 74enne responsabile del ferimento di Raffaele Petriccuiolo, il 55enne di origina campana operaio della Fassa Bortolo. L'uomo ha ricevuto una rosa di pallini, sparati con un fucile da caccia, giovedì intorno a mezzogiorno mentre stava rincasando; fortunatamente la sventagliata di proiettili, che lo raggiunto fra la testa e il collo, non ha avuto conseguenze e solo uno dei frammenti lo ha raggiunto all'altezza dell'orecchio ma senza provocargli gravi ferite. L'anziano, attualmente ricoverato nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Treviso, si è presentato ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Marco Biagetti per la convalida dell'arresto e l'interrogatorio di garanzia ma è rimasto in silenzio di fronte alle domande del giudice. Alla fine è tornato in psichiatria dove starà ancora alcuni giorni. «È un uomo a cui manca completamente la presenza a sé stesso - spiega l'avvocato - abbiamo faticato a convincerlo ad entrare nell'aula, era intimorito dalla presenza delle persone. Non è certamente in grado di sostenere un processo. Mi pare evidente che servirà una perizia per stabilire le sue condizioni».
LA RICOSTRUZIONE
Il 74enne è affetto da tempo da un forma di demenza senile. Passa le sue giornate chiuso in casa e su di lui vigilano la moglie e la figlia. È bastato un attimo di distrazione giovedì pomeriggio per consentirgli però di prendere il fucile, caricarlo e fare fuoco sul vicino di casa. Petricciuolo stava rientrando dal lavoro e aveva appena posteggiato il suo scooter. Ad attenderlo, per il pranzo, c'era la moglie Patrizia Djurdjevic. Ha infilato il casco nel sotto sella e si diretto verso le scale, quando ha sentito un colpo. Poi ha avvertito un dolore lancinante alla testa, si è toccato vicino all'orecchio ed ha visto del sangue. Un secondo dopo le gambe non lo hanno più retto, e si è accasciato sul cofano di una macchina. «È probabile - spiega la Nasato - che non si sia trattato di uno scambio di persona quanto piuttosto di un atto inconsulto». L'anziano risulta in cura al Centro di Salute Mentale della Usl di Treviso. Ma agli appuntamenti, col tempo, ha smesso di andarci. «È evidente - spiega il suo legale - che non aveva la percezione del problema che si trova ad affrontare. Dietro alla sua riservatezza e ritrosia ai contatti con le persone si nascondeva un problema psicologico e psichiatrico più grande lui». La moglie e la figlia avevano chiesto di essere aiutate ma, complice la crisi per la pandemia da Corona Virus, il loro appello è rimasto inascoltato.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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