«Pronti a ripartire ma solo in sicurezza»

Lunedì 30 Novembre 2020
IL PUNTO
TREVISO La scuola trevigiana è sempre stata pronta a ripartire, fin da settembre dopo un'estate passata a rifondare la propria organizzazione per adeguarsi all'emergenza pandemica garantendo insieme il diritto allo studio e quello alla salute. Rientrare a dicembre o a gennaio cambia poco, perché l'esigenza primaria è avere direttive chiare, non solo nel mondo della scuola ma in tutto ciò che lo circonda, a partire dai trasporti e dalla vita extra scolastica. Questa la linea tracciata dai presidi, che rivendicano l'enorme sforzo fatto dal personale e dagli alunni e chiedono rispetto, trasparenza, competenza e responsabilità.
L'INCERTEZZA
«Prima si torna in classe meglio è, ma con tutte le precauzioni del caso esordisce Mario Dalle Carbonare, dirigente dello scientifico Da Vinci di Treviso. Viviamo ancora nel dubbio, che si ripercuote sul personale e soprattutto sui ragazzi». Accesissimo il dibattito sul di rientro. Il Governo sembra orientato a posticiparlo a gennaio, ma in ogni caso non si tratterebbe di un ritorno integrale bensì per gradi. «La didattica a distanza dà strumenti preziosi prosegue Dalle Carbonare, ma non può sostituire l'esperienza formativa in presenza. I ragazzi sono corretti e responsabili, un vero esempio come pure i docenti. Al Da Vinci circa la metà ha deciso di fare le lezioni a distanza ma venendo a scuola tutti i giorni. Purtroppo ancora non sappiamo quali saranno le nuove disposizioni e scoprirle all'ultimo (magari dovendo ancora una volta stravolgere il precario equilibrio costruito nei mesi) non farà che aumentare le difficoltà». Dello stesso parere Franco De Vincenzis, preside del liceo Giorgione di Castelfranco: «Il problema non è essere pronti, ma poter rientrare in sicurezza. La scuola è relazione, ma i numeri del contagio sono ancora alti e dobbiamo evitare ricadute». «Premesso che il posto dei ragazzi è a scuola fa eco Michele Botteon del Sansovino di Oderzo è opportuno essere prudenti. Tanto più che nulla è stato fatto sul fronte dei trasporti. Piuttosto diamoci l'obiettivo di riaprire il 7 gennaio, ma che sia un'apertura di lunga durata». «La scelta spetta alle autorità afferma Ezio Toffano del liceo Levi di Montebelluna. Noi siamo pronti, qualunque data venga indicata. Spero non lo comunichino con poco preavviso: non sappiamo ancora come muoverci dopo il 3 dicembre».
I TRASPORTI
«I numeri ci danno ragione. I contagi nelle scuole ci sono stati, ma sempre perché arrivati da fuori. Altrimenti in istituti con migliaia di persone si sarebbero ammalati tutti chiosano Dalle Carbonare e il direttore della paritaria Brandolini di Oderzo, Massimo Rocchi. Dunque stare in classe è sicuro, ma dipende come ci si arriva e come si vive fuori». «Servono più controlli sui mezzi, più organizzazione. Che non dipende tanto e solo dalle singole aziende, ma dagli organi decisionali» aggiunge De Vincenzis. «Siamo per la riapertura subito aggiunge Rocchi. Dei liceali solo un terzo viene a scuola con i mezzi pubblici. Se questo è il problema, perché non li raddoppiano invece di far stare a casa i ragazzi?». «Trasporti, edilizia scolastica e organico sono i tre punti critici che da anni affliggono la scuola, sui quali il Covid si è abbattuto. A fronte di questo è intollerabile sentire la scuola giudicata per non aver risolto problematiche che invece non dipendono da essa aggiunge Antonia Piva, alla guida del liceo Duca degli Abruzzi del capoluogo. Sono stati fatti sforzi incredibili perché è giusto dare ai giovani un esempio di impegno nell'emergenza. Ma se all'inizio la pandemia ha colto tutti impreparati obbligando a trovare soluzioni di fortuna, oggi non è accettabile vivere alla giornata e sentire discorsi che sviliscono e umiliano la scuola. Ampliare gli orari con lezioni fino alle 20 e nei fine settimana? Prese in giro che non tengono conto della realtà. Manca il personale per coprire le ore ordinarie, chi dovrebbe coprire il tempo extra?».
I GIOVANI
Se la poca chiarezza e il nodo trasporti sono i temi più caldi con cui i presidi si confrontano, a raccogliere all'unanimità il loro sostegno sono invece i ragazzi. «Le loro proteste non sono verso gli istituti, ma verso un sistema che non riconosce la dignità del diritto allo studio» aggiunge Piva. «Vederli arrivare a scuola con il sorriso negli occhi è ciò che ci motiva a pensare che i problemi ci sono, ma sono scommesse da vincere» sottolinea Nicola Zavattiero, preside dell'alberghiero Maffioli di Castelfranco. L'istituto ha garantito i laboratori in presenza, anche nei corsi serali: «Abbiamo anche molti studenti diversamente abili e l'inclusione è da sempre la nostra missione. Il sacrificio dei nostri 240 docenti è stato encomiabile, ma altrettanto i ragazzi ci danno una lezione esemplare di civiltà aggiunge il dirigente. Per questo siamo più che pronti al rientro in classe, ma contingentato e con tutte le cautele garantite. Ci impegniamo nel supporto psicologico di alunni e famiglie, dobbiamo dimostrare che la scuola è viva, che non dobbiamo arrenderci».
Serena De Salvador
Annalisa Fregonese
Laura Bon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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