Prof picchiato a scuola il rom verso il processo

Mercoledì 11 Luglio 2018
Prof picchiato a scuola il rom verso il processo
PAESE
Finirà a processo davanti ai giudici del tribunale minorile il nomade 16enne che il 23 dicembre scorso, insieme al padre, aggredì a sberle il professore di matematica dell'istituto comprensivo Casteller di Paese Giuseppe Falsone. Una vera e propria spedizione punitiva contro il docente, reo di aver spintonato in classe un alunno 12enne. «Ho fatto vedere a mio figlio che ha un padre che per lui fa di tutto» furono le parole del papà del ragazzino, che avrebbe colpito il professor Falsone dopo che questi aveva già ricevuto una botta sempre alla testa dal fratello 16enne dello studente.
IL REGOLAMENTO DI CONTI
Un regolamento di conti che nelle intenzioni delle famiglia doveva valere come monito anche agli altri insegnanti. «Abbiamo insegnato una cosa a tutti i professori: non devono alzare le mani sui ragazzi. Questo è il modo giusto ed è così che si risolvono problemi del genere» erano state le dichiarazioni della mamma del 12enne.
Il 16enne ora dovrà essere giudicato dal Tribunale dei minori per lesioni personali mentre nei confronti del padre, indagato per percosse, minacce, interruzione di pubblico servizio, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, l'indagine della Procura è ancora in corso. Il pubblico ministero Massimo Zampicinini ha invece deciso di chiedere l'archiviazione del fascicolo aperto a carico del professore di matematica, che era stato oggetto anche di un procedimento disciplinare da parte della scuola e che ha chiesto e ottenuto il trasferimento in altra sede.
Nei confronti di Falsone, a seguito della denuncia della famiglia del 12enne, la Procura aveva ipotizzato il reato di abuso dei mezzi di correzione. Falsone avrebbe pagato con le botte il fatto di aver rimproverato l'alunno che non voleva, come tutti gli altri compagni, uscire durante la ricreazione, violando così il regolamento d'istituto. Era stato un bidello a chiedere l'intervento dell'insegnante dopo che il 12enne si era ostinatamente rifiutato di lasciare il proprio banco per andare in cortile insieme ai compagni.
LA VICENDA
Sarebbe allora intervenuto accompagnandolo fuori, prendendolo per un braccio. Tornato a casa il ragazzo raccontò tutto ai genitori, che chiesero e ottennero un colloquio con il professore di matematica, avvenuto due giorni dopo i fatti. All'incontro si presentarono madre, padre e fratello maggiore e finì a botte: Falsone venne spintonato e poi raggiunto da un paio di ceffoni, il primo arrivato dal 16enne, il secondo dal padre. Sul posto arrivò a riportare la calma una pattuglia dei carabinieri. A seguito dell'apertura di un procedimento disciplinare nei suoi confronti, poi chiuso senza conseguenze, Falsone aveva anche scritto una lunga lettera all'allora ministro Fedeli lamentando di esser stato lasciato solo dalla scuola.
DICHIARAZIONI CHOC
Poi fecero scalpore le dichiarazioni del padre del ragazzino rom al programma Le Iene. «Volevo portarlo fuori- disse davanti alle telecamere - perché mi mostrasse come aveva spinto mio figlio. L'avrei pestato. Poco ma sicuro». «Per quanto mi riguarda - ha detto ieri Falsone - attendo ora la decisione del gip rispetto alla richiesta di archiviazione dell'indagine a mio carico. Quello che mi resta di tutta questa vicenda, al di là della delusione per la decisione della scuola che mi ha fatto sentire solo, è il peso del ruolo che noi insegnanti abbiamo nei confronti di situazioni in cui la fragilità sociale è evidente. Ma credo che avrebbe fatto di più e meglio un atteggiamento severo ed educativo, nei confronti del 12enne (che alla fine dell'anno è stato comunque promosso, n.d.r.) ma di esempio anche per gli altri ragazzi che hanno subito la vicenda. Essere stato picchiato dai familiari solo per aver svolto il mio compito di insegnante è stata una cosa estremamente umiliante. Spero che il 12enne abbia in futuro altre possibilità per maturare nel rispetto e nella consapevolezza delle regole della convivenza e del rispetto».
Denis Barea
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