Nuovo polo Amazon il nodo dei contratti

Sabato 19 Giugno 2021
IL NODO
RONCADE In prevalenza maschi, giovani, poco qualificati, con contratti flessibili e scarse prospettive di raggiungere un inserimento in pianta stabile. E soprattutto non più di un terzo di quanti avevano cominciato all'inizio. Ecco lo scenario dei lavoratori del futuro polo Amazon di Roncade, a tre anni di distanza dall'inaugurazione. A disegnarlo, uno studio promosso da EbiCom, l'ente bilaterale del terziario provinciale, di cui fanno parte Confcommercio e i sindacati di categoria. Sulla scia dell'ulteriore boom registrato in questi mesi, complici le forzose restrizioni domestiche imposte dalla pandemia, il colosso mondiale del commercio elettronico punta a rafforzare la propria rete anche nella Marca: due depositi di smistamento, per le consegne di ultimo miglio ai clienti finali, sono previsti in apertura per il prossimo autunno alle porte della città di Treviso e a Riese Pio X. Per un altro centro di distribuzione, da 60mila metri quadrati, dove vengono stoccati e lavorati i prodotti in arrivo dai fornitori, è stato avviato l'iter a Roncade. Proprio questo polo, come avvenuto per altri siti, è stato accompagnato, fin dalle prime battute della procedura, da parecchie polemiche.
L'ANALISI
L'analisi curata da EbiCom Lab, il centro studi dell'ente trevigiano, in collaborazione con la Camera di commercio, ha simulato la possibile evoluzione sulla scorta di quanto avvenuto in altri sette poli Amazon già attivi in tutta Italia (comprese anche le strutture di Castelguglielmo San Bellino, nel rodigino, di Vigonza, nel padovano, e di Verona). Ne escono ridimensionate in particolare le ricadute occupazionali effettive a medio termine: in base allo storico, infatti, in media solo il 30% delle assunzioni si trasforma poi in veri e propri posti di lavoro. Dei 1.400 addetti iniziali annunciati a Roncade, dunque, secondo la stima, 976 sono destinati a cessare, con un saldo netto, una volta a regime, dopo un triennio, di 424 unità. «Si tratta naturalmente di dati medi, ma basati su numeri oggettivi, ovvero le comunicazioni obbligatorie elaborate dalle varie agenzie regionali per il lavoro», spiega Alessandro Minello, economista, docente universitario e responsabile scientifico di EbiCom Lab. Di questi dipendenti, due su tre saranno maschi, oltre la metà avrà meno di 30 anni e per il 78% saranno italiani. Più del 92% è costituito da figure non qualificate o semiqualificate (addetti al magazzino, imballaggio, smistamento, facchinaggio, logistica). Soprattutto, se verrà confermato l'andamento degli altri stabilimenti del gruppo, il 75,5% sarà assunto in somministrazione (cioè tramite le vecchie agenzie interinali), con contratti da poche settimane a massimo sei mesi, a fronte di un 18% di rapporti a tempo indeterminato, con un turnover elevatissimo e basse prospettive di carriera».
L'INDOTTO
Il tasso di stabilizzazione, infatti, viene definito evanescente: il 3,8% del totale degli assunti, rispetto a medie nel resto delle imprese intorno al 20%. «Insomma chi nasce precario, resta tale», commenta Minello. Pure il ritorno in termini di nuovi occupati per il territorio locale è ritenuto limitato: da Roncade e dai comuni vicini proviene il 22% dei lavoratori iniziali e il 13% (54 soggetti) del personale in forza dopo tre anni, mentre tra il 45 e il 49% risiede nel resto della provincia e tra l'11 e il 14% arriva da fuori regione. Lo studio valuta anche altri impatti, in questo caso basandosi su interviste ad amministrazioni e associazioni delle altre zone coinvolte: poco rilevante, o comunque inferiore alle aspettative, quello sul traffico e sul consumo di suolo, ma è ben poco significativo anche l'indotto creato per il resto dell'economia locale. «Di fronte questi processi non possiamo non possiamo essere né rassegnati, né indignati, né indifferenti, ma dobbiamo essere immischiati ribadisce Adriano Bordignon, presidente di EbiCom partendo da alcuni obiettivi: fare rete tra istituzioni ai vari livelli e funzioni, negoziare condizioni favorevoli per il territorio locale, negoziare misure di compensazione, favorire recuperi e riusi edilizi e riqualificazioni dove possibile, ripensare un piano di insediamenti a livello regionale».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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