Marca, indice sotto l'1 Rigoli: «Contagi in calo»

Mercoledì 2 Dicembre 2020
L'EPIDEMIA
TREVISO L'epidemia da coronavirus nella Marca sta lentamente rallentando. Il parametro Rt è sceso sotto l'uno. Cioè al di sotto del primo livello di guardia. Oggi è esattamente pari a 0,96. Cosa significa? Un Rt uguale o superiore a uno indica che in linea teorica ogni persona positiva ne contagia almeno un'altra, se non di più. Con un ritmo del genere, l'epidemia non potrebbe mai allentare la presa. Adesso, invece, nel trevigiano si è scesi sotto tale soglia, seppur di poco. «Se il parametro Rt è superiore a uno vuol dire che l'infezione sta salendo e che gli effetti stanno aumentando -fa il punto Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i laboratori del Veneto- se Rt resta uguale a uno, la curva rimane piatta. Se invece si scende sotto l'uno, significa che i contagi stanno diminuendo».
VISTOSE ECCEZIONI
A livello di singoli comuni, in molti casi il parametro è già abbondantemente sotto il livello di guardia. L'Rt della città di Treviso, ad esempio, si attesta allo 0,65. A Montebelluna si è allo 0,75. A Paese e Casier 0,6. E a Mogliano e Ponte di Piave si è arrivati fino allo 0,5. Purtroppo, però, ci sono anche vistose eccezioni. A cominciare dai comuni di Cavaso del Tomba e Castelcucco. Il parametro Rt di Cavaso è addirittura a 2,35. E quello di Castelcucco a 1,9. «Tali numeri indicano che c'è una crescita molto importante nei rispettivi territori -sottolinea Rigoli- questo deve stimolare tutti a continuare a rispettare al meglio le misure di prevenzione contro la diffusione del virus». L'area del distretto di Asolo è attualmente la più colpita dal Covid. Ma nessun altro comune è ai livelli di Cavaso e Castelcucco. «Per questo è scattato l'allarme: in questi due comuni andremo a fare i tamponi a tutta la popolazione, dai 6 anni in su -spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria trevigiana- lo abbiamo deciso proprio alla luce del parametro Rt. Andremo a vedere quanti positivi emergeranno tra tutti gli abitanti. Per la stessa ragione, non serve estendere lo screening di massa ad altri comuni».
TAMPONI A 5MILA
Alla fine verranno controllati 5.173 cittadini: 2.885 a Cavaso e 2.288 a Castelcucco. L'esito dello screening dirà anche se saranno necessarie restrizioni particolari, come mini zone rosse, fino ad oggi escluse. Il primo obiettivo è interrompere la catena dei contagi. Questo, in realtà, vale per tutta la provincia. Anche se a quanto pare il coronavirus sta leggermente rallentando la propria corsa, infatti, ieri nella Marca sono emersi altri 461 contagi. Sono esattamente 14.409 i trevigiani che ora stanno combattendo contro l'infezione da Covid. Oltre 150 in meno rispetto a ieri. Ma ancora non basta. La prima arma a disposizione è proprio quella dei tamponi. L'Usl è arrivata a eseguirne oltre 6mila al giorno nei dieci Covid Point allestiti in provincia. «I test rapidi ci hanno salvati. Non avremmo mai potuto raggiungere tali numeri solo con i tamponi processati in biologia molecolare. Nel picco peggiore di marzo eravamo arrivati a punte di 3mila tamponi al giorno, ma con ritmi massacranti, dormendo due o tre ore per notte» mette in chiaro Rigoli.
GESTIONE DEGLI ISOLAMENTI
Allo stesso tempo ci si sta confrontando con il ministero della Salute e con l'istituto Spallanzani, il centro di riferimento per le malattie infettive, per definire il livello di carica virale sotto il quale una persona che pur risulta positiva non può più contagiare. Questo porterebbe di conseguenza a una gestione diversa degli isolamenti a casa. L'obiettivo più grande, comunque, oggi resta quello dei test per il coronavirus fai da te. «Siamo pronti a testarli sui dipendenti sanitari e sui pazienti che arrivano al pronto soccorso, sempre in modo volontario. Nel giro di 10, 15 giorni raccoglieremo i dati a livello regionale e li invieremo al ministero per le valutazioni del caso -conclude Rigoli- siamo fiduciosi. Ma tutta la fatica che facciamo diventa vana se non si rispettano le misure di prevenzione».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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