LO SCONTRO
TREVISO «Siamo medici e in questa situazione di emergenza non

Venerdì 26 Febbraio 2021
LO SCONTRO
TREVISO «Siamo medici e in questa situazione di emergenza non possiamo tirarci indietro rispetto alla necessità di eseguire i vaccini contro il coronavirus sulla popolazione. Dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterli fare senza problemi. Se ne discuterà a livello regionale. Ma la nostra disponibilità è già chiara». A parlare è Elisabetta Drusian, medico di famiglia dello Snami di Treviso, il sindacato autonomo dei medici. La presa di posizione arriva dopo l'uscita dell'altro sindacato dei medici di famiglia, la Fimmg di Treviso, che ieri ha annunciato che i propri camici bianchi non faranno i vaccini anti-Covid perché al momento mancano le condizioni organizzative per poter procedere.
«Ogni medico deve ovviamente essere messo nelle migliori condizioni per poter somministrare i vaccini dice Drusian vedremo i vari punti nella contrattazione regionale, ma l'obiettivo principale è dar vita a un gioco di squadra, anche collaborando con i coordinatori dei distretti». In attesa dell'aumento delle dosi disponibili per far partire la vaccinazione di massa aperta a tutti i trevigiani, lo Snami chiede essenzialmente che venga garantito un supporto adeguato ai camici bianchi che sceglieranno di eseguire le iniezioni sui propri assistiti. Ognuno potrà decidere autonomamente se fare o meno i vaccini: la libertà di scelta è già stata sancita nell'intesa siglata a livello generale tra il governo, le Regioni e gli stessi sindacati per il coinvolgimento dei dottori di base nella campagna anti-Covid. Il vero nodo riguarda il personale.
«In assenza di un'organizzazione adeguata negli ambulatori, i medici di famiglia potrebbero andare a eseguire i vaccini nei centri allestiti dall'Usl spiega Salvatore Cauchi, medico di famiglia di Pieve di Soligo, segretario regionale dello Snami l'alternativa è mettere a disposizione degli studi sul territorio sia il personale necessario per garantire le operazioni, dagli infermieri al personale di segreteria per gli adempimenti burocratici, sia le attrezzature che dovessero servire per la conservazione e la distribuzione dei vaccini contro il coronavirus». Se si troverà la quadra su questo punto, i medici di famiglia inizieranno a eseguire le iniezioni non appena ci sarà un numero sufficiente di dosi per aprire la campagna anti-Covid a tutta la popolazione. (mf)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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