L'ispezione nell'ospedale: «Gestione Covid niente criticità»

Sabato 19 Dicembre 2020
L'ispezione nell'ospedale: «Gestione Covid niente criticità»
L'ISPEZIONE
MONTEBELLUNA La gestione dell'emergenza Covid è complessa, ma l'ospedale di Montebelluna funziona. Stando ai primi riscontri, non sono emerse particolari criticità dalla verifica condotta giovedì dagli ispettori inviati dal ministero della Salute, che hanno controllato in particolare il grado di assistenza ai pazienti nei reparti Covid, i picchi dei contagi e la situazione dell'obitorio. Ora si attende la relazione finale. «Spero che arrivi nel giro di due o tre giorni, non tra un mese spiega il governatore Luca Zaia la commissione ispettiva inviata dal Ministero doveva essere autorevolmente indipendente. Per questo ho rifiutato di nominare un rappresentante della Regione, in modo da lasciare la massima libertà. I primi riscontri indicano un esito lineare. Mi auguro che si arrivi in fretta alla conclusione». Gli ispettori sono stati accompagnati da un gruppo di medici, assieme a Francesco Benazzi e a Marco Cadamuro Morgante, rispettivamente direttore generale dell'Usl e direttore dell'ospedale di Montebelluna. Al sopralluogo hanno preso parte anche i Nas. L'ispezione è scattata in seguito alle denunce pubbliche, a partire da quelle avanzate da Laura Puppato, ex sindaco ed ex parlamentare del Pd, su una possibile carenza di assistenza a causa dell'alto numero di contagi tra il personale dell'ospedale e su un presunto andamento anomalo dei decessi, anche alla luce del tutto esaurito registrato nei giorni scorsi in obitorio, tanto da rendere necessario l'intervento della protezione civile per spostare 12 salme negli spazi del cimitero comunale.
LE RASSICURAZIONI
Sulla questione ieri è intervenuto anche il prefetto di Treviso. «Non è emerso alcun problema particolare. Ma non avevo dubbi sottolinea Maria Rosaria Laganà credo che in questo caso ci sia stata una fuga in avanti. Tante bare, che rappresentano una cosa quanto mai triste da vedere, non significano che c'è qualcosa che non funziona. Credo che siano state date tutte le spiegazioni del caso. È la riprova che qui la sanità funziona». L'altro ieri si è confrontata sull'emergenza coronavirus con il direttore Benazzi. «Non ho motivo di lanciare particolari allarmi - dice - questa è una sanità che tiene. Certo, è messa a dura prova da tanto tempo. Credo che le prossime chiusure forzate non possano che giovare, pur con tutti gli effetti collaterali che conosciamo. È necessario uno sforzo per venirne fuori: i contagi non sono ancora nella misura in cui ci si aspettava dopo un mese e mezzo di limitazioni».
IL BLOCCO
L'Usl ha già sottolineato che la difficile gestione degli obitori in questo periodo è legata anche al rallentamento dei funerali per permettere ai familiari in quarantena di poter partecipare alle cerimonie. Non solo a Montebelluna. La conferma arriva dal crematorio di Santa Bona. Gli spazi che ospitano i feretri in attesa sono arrivati al livello di guardia. Ce ne possono essere una ventina per volta. Non di più. Per questo Contarina, la società che gestisce l'impianto, ha bloccato l'arrivo di feretri al di fuori dai 49 comuni del proprio territorio. «Una scelta prudenziale per evitare di superare il livello di guardia spiega Michele Rasera, direttore di Contarina il rallentamento può portare anche all'uso di alcune celle mortuarie dei cimiteri comunali. Per ora, comunque, riusciamo a garantire il servizio usando tutti i nostri spazi». Dal canto proprio, i medici stanno facendo davvero di tutto per salvare quante più vite possibile. Il primo fronte è quello della Terapia intensiva.
PIU' POSTI LETTO
Ieri la Rianimazione di Treviso è arrivata a registrare 27 pazienti Covid positivi ricoverati. Un record. Ci si avvicina alla seconda soglia di guardia di 32 posti occupati fissata con l'apertura della nuova unità accanto a Malattie infettive. Per alleggerire i carichi, la Prima chirurgia ha attivato 4 propri posti letto per il monitoraggio semi-intensivo, così da poter gestire direttamente in reparto la fase post intervento sui pazienti oncologici, senza doverli trasferire proprio in Terapia intensiva. «In era pre-Covid si ricorreva all'appoggio dei pazienti in Terapia intensiva per il tempo necessario spiega il primario Marco Massani ora la scarsità di posti in Terapia intensiva a seguito dell'emergenza Covid ci ha indotti ad attivare i posti letto semi-intensivi. Solo nell'ultima settimana di attività cinque pazienti affetti da patologia tumorale hanno ricevuto cure semi-intensive nei posti letto loro dedicati in reparto».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci