L'INTERVISTA
TREVISO Le tensioni di venerdì sera, il dispiegamento di forze

Domenica 27 Settembre 2020
L'INTERVISTA
TREVISO Le tensioni di venerdì sera, il dispiegamento di forze di ieri mattina, il copione che si ripete, atteso. Eventuali contagi da Covid all'ex caserma Zanusso di Oderzo, il prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà li aveva già messi in conto. Difficile pensare, dopo quello che è successo a luglio all'ex caserma Serena di Dosson, che a Oderzo il centro di accoglienza rimanesse indenne al diffondersi del virus, visto soprattutto che molti dei 175 ospiti escono al mattino per lavorare, spesso, in questo periodo, nei vitigni, e rientrano la sera. La notizia di cinque richiedenti asilo positivi, quindi, non l'ha colta di sorpresa. E la reazione è la stessa, calma e pragmatica, di due mesi fa, quando il trambusto in realtà era ben altro.
Prefetto, il virus è entrato anche all'ex caserma Zanusso. L'Usl ha riscontrato delle positività, abbiamo disposto anche lì la quarantena in attesa degli sviluppi, ma sarà un po' il percorso della Serena, si tratterà di qualche settimana di quarantena in attesa che si negativizzino. Quanti casi le risultano?
«Di accertati cinque, ma ora bisogna fare i tamponi, come al solito c'è un po' di ritrosia a farli. Vedremo se verranno fatti o meno, in ogni caso tre settimane di quarantena e dovremmo cavarcela».
Teme che possano verificarsi disordini come all'ex Serena?
«La Serena ha fatto purtroppo da aprispista in questo nuovo giro di contagi. Chiaro che il contagio si può verificare dappertutto: ne abbiamo nelle scuole, nelle Rsa, nei reparti ospedalieri. Bisogna sdrammatizzare il tutto, mi riallaccio a quanto ci ha detto anche recentemente l'Usl con il dottor Rigoli nel corso degli incontri dedicati alle aziende: abbiamo di fronte un virus non aggressivo, per fortuna sono tutti asintomatici, l'importante è usare tutte le precauzioni».
Qual è il suo auspicio?
«Spero non si scateni un'altra caccia all'untore o non si gridi allo scandalo, perché purtroppo è una situazione che stiamo vedendo con tanta frequenza e che gestiremo con assoluto rigore. L'altro fronte caldo è quello delle scuole, delle code per far eseguire a bambini e ragazzi i tamponi. E' una cosa molto delicata, certamente l'impegno dell'Usl a fare il maggior numero di tamponi possibile non deve diventare un boomerang. Mi permetto di dire che da parte di medici base e pediatri forse bisognerebbe fare una cernita più accurata per evitare assembramenti, e soprattutto tanto panico e tanti disservizi».
Lei è d'accordo con l'idea di eseguire tamponi rapidi direttamente nelle scuole?
«Mi affido sempre alle scelte dei sanitari, che hanno fatto un grandissimo lavoro. Non mi sento che di condividere queste scelte, fatte nell'ottica di salvaguardare la salute pubblica da una parte e dall'altra di evitare il più possibile blocchi che sarebbero un danno. Anche per la scuola, che sta ripartendo con tanta difficoltà».
Lina Paronetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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