Il Piave sale e fa paura ma gli argini tengono

Lunedì 18 Novembre 2019
IL REPORTAGE
TREVISO Il Piave scorre gonfio e limaccioso, arriva a una portata di 1200 metri cubi d'acqua al secondo ma non sfonda. I sindaci dei comuni rivieraschi fanno prudenzialmente evacuare le aree golenali più a ridosso delle rive, si preparano al peggio. Fortunatamente non accade nulla di preoccupante. Da venerdì le previsioni indicano una domenica da bollino rosso: è previsto il picco del maltempo, pioggia incessante, nevicate, fiumi ingrossati e pericolo esondazione in pianura; frane e slavine in montagna, allagamenti lungo il litorale e nuova eccezionale acqua alta a Venezia. Un quadro catastrofico che mette in moto un'eccezionale macchina della prevenzione in tutta la Marca. Dalla Pedemontana in giù, tutte le sezioni della Protezione Civile sono allertate. Nei comuni vengono aperti i Coc (Centro operativi comunali), lo strumento creato per gestire la crisi e coordinare gli interventi. Tutto è pronto per fronteggiare il peggiore scenario possibile: i disastri della tempesta Vaia sono ancora negli occhi di tutti. A Treviso, dalle 10 di sabato sera, la centrale della Protezione Civile è in modalità di massima allerta: 5 volontari davanti a radio, telefoni e computer per tenere sotto controllo la situazione; altri 26 in stato di allerta e pronti a salire sui mezzi nel giro di massimo un quarto d'ora. Stessa cosa a Ponte di Piave, la prima linea in questa lotta contro il maltempo: oltre ai volontari, qui ci sono anche i tecnici dei Vigili del Fuoco. E così in un'altra ventina di comuni. E per tutti è una lunghissima notte.
TENSIONE
«Dalle tre in poi il maltempo si farà sentire». Manca poco a mezzanotte quando, nel quartier generale della Protezione Civile di Treviso, si legge l'ultimo bollettino diramato dalla Regione. Tutto è pronto per l'emergenza, compresi i mezzi già attrezzati per ogni evenienza: dalla pompe per liberare strade e sottopassi a motoseghe per fare fronte agli alberi caduti. «Attendiamo la chiamata dei Vigili del Fuoco, sono loro a dirci dove andare di cosa c'è bisogno», sottolinea il coordinatore Riccardo Mastronicola. Qualche chilometro più in giù, a Ponte di Piave, gli occhi sono tutti puntati sul livello del fiume. Si guarda la centrale di Busche, nel bellunese: quando l'acqua sale in quel punto, in pianura si comincia a tremare. Le ore però passano tranquille: il Piave è gonfio, alto, la neve caduta in abbondanza in montagna comincia a sciogliersi, ma la situazione non è ancora drammatica. Alle sei di mattina però ai comuni rivieraschi viene consigliato di fare evacuare chi vive nelle aree golenali. A Ponte di Piave lasciano prudentemente la loro casa quindici famiglie, 35 persone in tutto: «È una precauzione - spiega il sindaco Paola Roma - noi abbiamo l'area golenale più grande di tutti». Alle 9,30 il Piave a Busche segna una portata di 1160 metri cubi al secondo, il livello d'attenzione è fissato a mille metri cubi.
CONTROLLI
Nel resto della provincia piove a tratti, i corsi d'acqua restano minacciosi ma al di là di qualche smontamento, come a Portobuffolè dove cede un tratto di guardrail o un vecchio ippocastano precipitato nel Soligo a Pieve, non accade nulla di preoccupante. Nel pomeriggio il Piave raggiunge i 1200 metri cubi al secondo, ma non esce dagli argini. Il fiume scorre sotto gli occhi del governatore Luca Zaia e dell'assessore regionale Gianpaolo Bottacin, arrivati a Ponte di Piave per un sopralluogo: «Il Piave è alto, 1200 metri cubi di portata sono tanti ma lo scorso anno erano 2800 - osserva il governatore - i lavori e gli interventi fatti in questi mesi sono serviti a rendere fluido lo scorrimento dell'acqua. Preoccupa di più il Livenza, Pra dei Gai è andata sotto, ma anche qui è tutto sotto controllo. Il vero disastro, oltre a Venezia, è lungo il litorale. Le spiagge non ci sono più: ma ci rimetteremo in piedi».
Paolo Calia
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