Il monito della Piovesana: «Un altro blocco sarebbe fatale»

Martedì 7 Luglio 2020
Il monito della Piovesana: «Un altro blocco sarebbe fatale»
IL MONITO
TREVISO «Un nuovo lockdown? Sarebbe devastante». L'economia della Marca sta faticosamente provando a riprendere velocità. Un nuovo blocco assesterebbe un colpo da ko a moltissime imprese. Per scongiurare questo inquietante scenario, Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Venetocentro e vicepresidente di Confindustria nazionale, sollecita da parte di tutti, imprenditori e no, il massimo senso di responsabilità: «Perché ognuno di noi può e deve fare qualcosa, per sé e per tutta la collettività».
L'APPELLO
La leader degli industriali trevigian-padovani non entra nella disputa tra virologi sulla possibile sparizione del virus e sul suo ritorno, né commenta nel merito il comportamento del collega vicentino che, pur risultato positivo, ha continuato ad andare al lavoro ed incontrare gente, scatenando un nuovo focolaio nella sua zona. Però ribadisce con forza un concetto: «Sono state emanate delle prescrizioni di sicurezza: come tutte le norme, vanno rispettate e ad esse bisogna attenersi, indipendentemente dalle varie notizie sui contagi». Proprio come segnale sull'esigenza di non allentare l'attenzione, Assindustria ha donato le mascherine per i giovanissimi iscritti ai centri estivi dei comuni della provincia: «Fanno dei sacrifici i bambini, per i quali socializzare con i coetanei è una necessità, non possiamo fare altrettanto anche noi adulti»?
IL BANCO DI PROVA
Al di là di una malaugurata, seconda ondata di Covid, Piovesana non si nasconde che il banco di prova per le imprese sarà l'autunno. «Da maggio abbiamo ripreso, con molte difficoltà, ma anche con tanta voglia di fare da parte nostra e dei nostri collaboratori. Per ora si sta lavorando con gli ordini raccolti nella fase pre-Covid: bisogna capire come risponderanno i mercati, se in queste settimane arriveranno nuovi ordinativi. L'attività commerciale va rilento, ma in questo periodo abbiamo anche imparato a lavorare in maniera diversa. La preoccupazione è mantenere il lavoro e l'occupazione. Serve prudenza e pazienza, ma, come richiede il mestiere di imprenditore, anche un po' di ottimismo». Per ora dunque il portafoglio commesse, per gran parte delle ditte, garantisce operatività fino alle ferie. La domanda è: si stanno stanno aggiungendo nuovi ordini per prolungare l'orizzonte? «Difficile fare previsioni rimarca la presidente . Non c'è una situazione omogenea, dipende da azienda ad azienda e da settore a settore. Non si può generalizzare. Abbiamo imprese legate a comparti più in difficoltà, come la filiera dell'automobile, altri, ad esempio quelli legati alla casa e all'arrendamento, che stanno mostrando maggiore vivacità. Inoltre, circa un 50% di imprese, nell'alimentare o nel farmaceutico, ha comunque continuato a lavorar».
L'OCCUPAZIONE
L'altro tema è proprio la tenuta occupazionale. Secondo i dati diffusi ieri da Veneto Lavoro, la Marca, nei primi sei mesi dell'anno ha perso quasi 5.100 posti di lavoro dipendente rispetto allo stesso periodo del 2019 e a giugno il saldo tra assunzioni e cessazioni è negativo per 829 unità (una delle tre province venete in rosso, insieme a Padova e Vicenza, peraltro in linea con l'anno precedente). Va ricordato che si tratta, in larga misura, di contratti a termine o stagionali non rinnovati, stante la sospensione per legge dei licenziamenti in seguito all'emergenza coronavirus. Numeri destinati ad impennarsi, dunque, alla scadenza della moratoria (per ora fissata metà agosto, ma si parla di un prolungamento)? «Mi auguro di no risponde Piovesana -, perché significherebbe avere aziende in forte difficoltà, con il rischio di veder sparire pezzi della nostra economia. Faremo di tutto, come imprenditori, affinché questo non avvenga». Anche il governo, però, secondo gli industriali deve cambiare passo. «Ad oggi manca soprattutto di una visione chiara e di priorità. Il programma contiene di tutto e di più, ma sembra più un libro dei sogni. Un esempio, il capito giustizia: non viene affrontato in maniera importante come sarebbe necessario e solo per attuarlo servirebbero decreti tutti i mesi e seguirlo in maniera molto puntuale».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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