IL CASO
TREVISO Vocazione turistica e abitudini da città residenziale: Treviso

Lunedì 19 Agosto 2019
IL CASO
TREVISO Vocazione turistica e abitudini da città residenziale: Treviso è davvero la Mecca dell'ospitalità? Un dibattito sempre acceso che riprende vigore in un agosto caratterizzato dai tanti turisti e dai tanti locali chiusi per ferie. Ma se un nome noto come Beppe Mora, non solo vignettista per il Fatto Quotidiano ma anche titolare dell'attività di famiglia alla Locanda San Tomaso, si lamenta per i troppi negozi e ristoranti in vacanza proprio nel periodo cruciale per il turismo, dall'altra c'è il sindaco Mario Conte che invita a non perdere tempo in polemiche per lo più inutili, ma ammette: «Per il turismo la città sta facendo molto, ma molto ancora si deve fare».
L'ACCUSA
«Settimana da dimenticare: passavo le mattinate in bici per capire quali fossero i locali aperti. Zona San Tomaso e Pescheria in moltissimi sono andati in vacanza. Difficilissimo consigliare i visitatori, per non parlare degli acquisti». L'analisi di Mora entra nel dettaglio: Toni dal Spin, Arman, Tavernetta Butterfly, Cae de Oro. Poi le pasticcerie da Camelia ad Ardizzoni, oltre a numerosi bar. «Troppi per troppi giorni: se sono chiusi 8 ristoranti su 10, se intere vie del centro con le serrande abbassate non ci siamo. O ci si attrezza come progetto, dal momento che Treviso si spaccia per città a vocazione turistica, oppure dovrò suggerire agli ospiti di portarsi il panino da casa». Il turismo del mese di agosto, prosegue, è un segmento particolarmente difficile. «Si tratta di ospiti mordi e fuggi, che tornano dal mare e si dirigono verso le città di origine o sono in partenza per le Dolomiti. Un turismo molto esigente, che ama il prodotto tipico e desidera cenare in luoghi d'atmosfera. Dove li ho mandati? Da Muscoli's o all'Acqua Salsa e all'Oca Bianca e Beccherie. Ma che fatica!». Per l'acquisto di prodotti tipici la questione si complica ulteriormente: «In città il commercio dell'alimentare pensa solo ai residenti e chiude la settimana di Ferragosto. Molti dei miei ospiti sono partiti a mani vuote. Il rischio qual è? Che la prossima volta facciano tappa in un'altra città». La protesta di Mora è diventata un post e ha dato fiato al dibattito.
LA DIFESA
Il sindaco Conte la vede da un'altra prospettiva: «La città sta facendo molto per garantire ai turisti la migliore proposta possibile da un punto di vista culturale, di accoglienza e dei servizi rivolti ai turisti. Ma molto di più si può e si deve fare. La città sta cambiando pelle diventando turistica a tutti gli effetti, di questo dobbiamo essere felici e orgogliosi perché significa creare un'opportunità di crescita importante, ma significa anche responsabilità e in alcuni casi cambio delle proprie abitudini. Parlo quotidianamente con i turisti che manifestano soddisfazione e grande entusiasmo nei confronti delle bellezze della città, dobbiamo affrontare questo cambiamento con il sorriso e con la convinzione (noi trevigiani per primi) di vivere in una città straordinaria». Quindi la richiesta: «Meno critiche su Facebook e più confronto positivo. Prima ci si lamentava che non c'era gente, ora che c'è troppa gente per i nostri servizi: direi che la situazione è comunque migliorata. Cerchiamo di migliorare anche noi»
LA PROPOSTA
Secondo Mora però Treviso potrebbe essere una Ferrari del turismo, «E invece è ancora una Panda». La proposta di parte dei gestori è di immaginare una turnazione che non lasci scoperta la città nei periodi più caldi, seguendo magari l'esempio di Venezia e Verona. «Credo ci si debba attrezzare in questo senso - conclude Mora- se l'obiettivo è quello di dare concretezza alla presunta vocazione turistica della città l'Amministrazione e le associazioni di categoria devono prendere per mano il problema. Se la città non ingrana con il turismo è perché ancora manca la coscienza di dover offrire il giusto servizio durante le vacanze e nei festivi».
Elena Filini
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