I Ris nell'abitazione di Elda

Domenica 10 Dicembre 2017
I Ris nell'abitazione di Elda
VITTORIO VENETO
Sono passati più di due mesi dalla notte in cui Elda Tandura venne soccorsa nell'appartamento di via Caprera dopo aver subito dei traumi alla testa che le provocarono un'emorragia cerebrale rivelatasi, 27 giorni dopo, letale. E prima del sequestro dell'immobile, avvenuto con notevole ritardo, i proprietari lo avevano persino tinteggiato per metterlo a disposizioni di nuovi inquilini, con i quali avevano già stipulato un contratto. Nonostante questo, grazie all'uso delle più moderne tecnologie, la Procura di Treviso, che ha aperto un fascicolo per maltrattamenti aggravati da morte iscrivendo nel registro degli indagati il 49enne di Preganziol Luca Furlan, ha chiesto il supporto dei carabinieri del Ris, il reparto investigazioni scientifiche di Parma, che domani mattina saranno in via Caprera per eseguire una serie di rilievi all'interno dell'appartamento in cui lo scorso 28 settembre venne picchiata l'ex insegnante 66enne. Cercheranno tracce ematiche e biologiche che possano essere utilizzare come prove della colluttazione e del pestaggio subito dalla Tandura da parte di Furlan. A rendere ancora più difficile il lavoro del Ris, più che il tempo trascorso, proprio il fatto che l'appartamento, prima del sequestro, è stato tinteggiato a nuovo. Ed ora la Procura potrebbe modificare l'ipotesi di reato a carico del 49enne in omicidio preterintenzionale, con la possibilità di richiedere una misura cautelare nei confronti dell'uomo.
I TESTIMONI
Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà, hanno sentito nelle scorse settimane i vicini di casa della donna che avevano parlato, dopo il decesso della 66enne, di una «morte annunciata». In più occasioni avevano sentito urla e minacce provenire dall'appartamento accanto. E così era successo la fatidica notte del 28 settembre, in cui Furlan, stando alle loro parole, avrebbe detto alla Tandura: «Ti spacco la testa». La Procura ha acquisito anche la testimonianza dell'infermiera alla quale si era confidata la donna nelle prime ore dopo il ricovero in ospedale. Era rimasta cosciente per un giorno e mezzo. E le aveva rivelato: «Mi ha spinto, mi ha tirato un ceffone e sono caduta».
LE INDAGINI
Il sostituto procuratore De Donà ha concesso una proroga per la consegna della perizia effettuata dall'anatomopatologo Alberto Furlanetto sul corpo della 66enne. Perizia che ha confermato il nesso causale tra l'emorragia cerebrale e i traumi subiti alla testa in seguito alle violenze e tramite la quale il medico dovrà in pratica ripercorrere quei 27 giorni passati dal ricovero in ospedale al decesso. Gli investigatori hanno acquisito anche le cartelle cliniche dell'ex insegnante, seguita da tempo dai servizi sociali di Vittorio Veneto, oltre alla registrazione della chiamata al 118 fatta da Furlan quella notte, quando spiegò ai soccorritori che la 66enne era stata vittima di un incidente domestico.
Alberto Beltrame
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