Delitto di Miane: pena ridotta da 19 a 14 anni alla Ordinanza

Sabato 23 Giugno 2018
Delitto di Miane: pena ridotta da 19 a 14 anni alla Ordinanza
MIANE
Anche per i giudici della Corte d'Appello di Venezia fu omicidio anche se la pena, rispetto alla sentenza di primo grado, è stata ridotta di quasi cinque anni. Liliana Ordinanza torna così nel carcere lagunare della Giudecca dove è reclusa da 24 mesi dopo che la giuria composta da tre membri togati e quattro giudici popolari l'ha condannata, dopo oltre cinque ore di camera di consiglio, a 14 anni e 4 mesi di reclusione in abbreviato, confermando così che non sarebbe stata la legittima difesa a guidare la mano della 28enne che il 17 aprile del 2016 uccise a coltellate, all'interno dell'abitazione dell'uomo, il 42enne marocchino Mehdi Chaairi.
LA VICENDA
Era stata una notte di droga e di sesso quella trascorsa dai due. Ma la giovane ha sempre detto che il nordafricano l'avrebbe costretta ad avere quei rapporti. Ha raccontato che dopo gli abusi ha chiesto di potersene andare. «Non ho ancora finito» le avrebbe risposto il 42enne. Allora, è stata la tesi difensiva, con la scusa di andare al bagno la Ordinanza avrebbe cercato di uscire dall'appartamento, trovando però la porta chiusa a chiave. È a quel punto che si sarebbe scatenata prima una discussione e poi la colluttazione nel corso della quale la 28enne ha inferto almeno due colpi mortali al 42enne con un coltellaccio da cucina trovato in un cassetto. «Voleva stuprarmi, voi che cosa avreste fatto» ha raccontato Liliana agli inquirenti. Una tesi che non aveva però convinto i giudici di primo grado che l'avevano condannata a 19 anni di galera e che non ha fatto breccia neppure tra i togati e i giudici popolari che componevano la giuria della Corte d'Appello.
L'AVVOCATO
«Cinque ore di Camera di Consiglio sono un segno evidente che c'è stata molta discussione - ha spiegato dopo la lettura della sentenza l'avvocato difensore della Ordinanza Monica Nassisi - La riduzione di cinque anni rispetto alla condanna emessa dal Tribunale di Treviso mi appare, ma lo dico prima di aver letto le motivazioni, una sorta di compromesso, Ritengo che ci siano tutti gli elementi per un ricorso in Cassazione». Per la difesa il punto chiave rimane il fatto che la Ordinanza avrebbe soltanto cercato di difendersi dall'aggressione sessuale del marocchino. «Il particolare delle ferite da arma da taglio superficiali che sono state riscontrate anche sul copro di Liliana, il dettaglio del coltello gettato fuori dalla finestra e la fuga che con la macchina della vittima che sembra più il risultato di un gesto disperato che un tentativo di far perdere le proprie tracce sono dettagli molto indicativi. Liliana Ordinanza il giorno si è presentata spontaneamente ai carabinieri per raccontare quello che era successo ma non era stata creduta e alla fine la mandarono via. Non siamo in presenza di un una assassina a sangue freddo ma una giovane con problemi che ha affrontato una situazione drammatica difendendosi come poteva, peraltro in preda ad una stato di alterazione causato dall'assunzione di sostanze stupefacenti che erano state comperate dal Chaairi». Liliana Ordinanza ha ascoltata la lettura senza lasciare trasparire nulla. Ma dentro, spiega il suo avvocato, c'è la rabbia per il fatto di non essere stata creduta. «Cosa avreste fatto voi in quelle circostanze?» ha detto l'avvocato Nassisi durante l'arringa finale. Ma alla fine arriva solo uno sconto di pena, per quanto consistente. E per Liliana Ordinanza si sono riaperta le porte del carcere.
Denis Barea
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