Cadavere in casa per 7 mesi: portati via cassoni di rifiuti

Giovedì 27 Giugno 2019
LA BONIFICA
TREVISO Ieri mattina i container di Contarina sono arrivati in via Castellana per la bonifica dell'appartamento abitato dalla novantenne che ha vegliato per sette mesi il figlio senza vita. Ad accelerare le pratiche è stato personalmente il sindaco Mario Conte che la scorsa settimana ha deciso di farsi da tramite per risolvere una situazione insostenibile garantendo in caso di insolvenza. Oltre al preventivo di 3500 euro per la bonifica delle stanze, risulta che la donna fosse morosa di 1500 euro. Denaro che oggi la figlia e il genero non possono pagare. «Ma ho dovuto intervenire-dichiara Conte - era una situazione di allarme igienico, per rispetto nei confronti dei vicini e del residenti il Comune ha dovuto garantire personalmente che in caso di mancato pagamento interverrà». Ieri per tutto il giorno i maxi container verdi della partecipata sono stati riempiti di immondizie e rifiuti. Ma forse non sarà possibile portare via tutti i mobili. La casa infatti risulta non di proprietà ma in locazione. E addirittura il materasso, o ciò che ne resta, dove è stato trovato il cinquantenne disabile, potrebbe dover essere lasciato all'interno. «È una situazione ai limiti, noi abbiamo cercato di dare una risposta immediata. Per quel che è stato possibile».
LE DIFFICOLTÀ
Pochi giorni fa, il genero aveva spiegato al giornale il perchè l'appartamento non fosse stato ancora bonificato. «Contarina ci ha fatto un preventivo di 3500 euro. Noi non siamo nelle condizioni economiche di poter pagare. Abbiamo scritto privatamente al sindaco ieri per chiedere di intercedere e concederci di rateizzare. Vogliamo onorare l'impegno, ma non riusciamo a fare di più e di meglio». La pazienza dei residenti però si sta esaurendo. «Vivere così diventa davvero impossibile» commentano dal piano inferiore.
ANALISI INQUIETANTE
Dalle parole del genero emergono aspetti sempre più inquietanti. «Continuo anzi continuiamo a chiederci come sia possibile che non ci siamo accorti di nulla. Ma mia suocera si era costruita un mondo parallelo, aveva fabbricato una versione che-almeno a parole- teneva». Il motivo? La vergogna. Quando ha capito la gravità di quello che stava succedendo, non è riuscita a reagire. Si stordiva con l'alcol e si era barricata in casa. L'ischemia che le ha provocato la paralisi le ha fatto però capire che in qualche modo questo teatrino doveva finire. Se non si fosse aggravata forse non sarebbe crollata». Coerente, lucida nel costruire una meta realtà accettabile, la donna era riuscita a depistare persino il medico curante. «Abbiamo trovato ricette e prescrizioni per mio cognato, fatte quando era morto da mesi. Nessuno si è accorto di niente. I servizi sociali? La Usl? Gli inquilini? Io non mi sento certo di attribuire colpe. Non abbiamo capito nulla neanche noi che siamo i suoi famigliari, figuriamoci all'esterno». La scena che si è parata dinnanzi ai tecnici di Contarina ieri è stata davvero forte. Mesi e mesi in un appartamento blindato: cibo vestiti, escrementi, e un cadavere in avanzato stato di decomposizione.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci