Bomba al K3 «Si è trattato di un atto terroristico»

Domenica 20 Dicembre 2020
IL PROCESSO
TREVISO L'elevata potenzialità esplosiva dell'ordigno inesploso, da un lato, e l'altissima probabilità che a posizionarlo al K3 di Fontane sia stato Juan Antonio Sorroche Fernandez, dall'altro. Sono gli elementi ribaditi nelle deposizioni dei nuovi testi della pubblica accusa nel corso della seconda udienza, ieri mattina di fronte alla corte d'Assise di Treviso, del processo a carico dell'anarchico spagnolo di 43 anni, chiamato a rispondere dell'attentato dell'agosto del 2018, quando due ordigni esplosivi vennero posizionati all'esterno della sede provinciale della Lega. Funzionari di Polizia, Digos e Scientifica, quindi gli artificieri del Nucleo regionale di Venezia intervenuti quel giorno, l'assistente capo Nicola Trombin e il collega Flavio Vannucco. Sono stati loro a disinnescare il secondo ordigno: entrambi ne hanno confermato l'alto potenziale esplodente. All'interno, polvere pirica e chiodi: l'impianto, hanno aggiunto, era perfettamente funzionante.
Quindi Marinella La Porta della Scientifica di Torino, che ha estratto il dna di Fernandez dai reperti, e Luciana Caenazzo, dell'Università di Padova, che ha confermato come il profilo genetico ricostruito dai reperti appartenga quasi certamente dell'imputato. La possibilità di incrociare un soggetto con la medesima sequenza genetica è di uno a 190 miliardi. «I nuovi testi dell'accusa hanno confermato le risultanze d'indagine - spiega Stefano Trubian, avvocato di parte civile della Lega - e la pericolosità dell'ordigno, confermando ancora una volta il motivo per cui ci troviamo a trattare un caso di terrorismo di fronte alla corte d'Assise». Il processo è stato aggiornato al 23 gennaio, altre tre udienze sono state calendarizzate nel mese e mezzo successivo, due a febbraio e una a metà marzo. L'aspettativa delle parti è dunque quella di arrivare a sentenza per fine marzo.
Lina Paronetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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