Barzan, la Procura chiede 11 anni

Giovedì 9 Settembre 2021
Barzan, la Procura chiede 11 anni
QUINTO
Per quella sterzata fatale costata la vita a Giuseppina Lo Brutto il pubblico ministero ha chiesto la condanna a undici anni di carcere. Ieri è stato il giorno delle arringhe finali e delle richieste della Procura nel processo a Christian Barzan, il 23enne di Quinto di Treviso finito alla sbarra per l'incidente mortale avvenuto il 7 giugno 2019. A Barzan, che ha scelto il rito abbreviato, viene contestato di aver provocato volontariamente lo schianto con la vettura in cui la 62enne viaggiava insieme al marito. Un gesto deliberato fatto al culmine di un litigio con la ex fidanzata Giorgia Biglieri. Il pm Daniela Brunetti, al termine della sua requisitoria, ha chiesto una pena di undici anni (con le attenuanti generiche vista la giovane età), per i reati di omicidio volontario, duplice tentato omicidio (quello del marito della Lo Brutto, Flavio Cagnato, che era in macchina con lei, e della ex fidanzata Giorgia) e stalking nei confronti della ragazza. Per quanto riguarda l'accusa di violenza sessuale sempre ai danni della ex, il magistrato ha chiesto invece l'assoluzione per insufficienza di prove. Giorgia Biglieri ha raccontato infatti di essere stata costretta a un rapporto non consenziente, accettato per paura che il partner potesse farle del male. Lei voleva troncare quella relazione, lui no. La ragazza, difesa dall'avvocato Rosa Parenti si è costituita parte civile. Lo stessa hanno fatto i congiunti della vittima Lo Brutto, affidandosi all'avvocato Laura Mattucci.
LE RICHIESTE DELLA DIFESA
Opposte a quelle del pm le richieste formulate al gup Piera De Stefani dal difensore dell'imputato, l'avvocato Fabio Crea, che ha chiesto di derubricare l'omicidio volontario in omicidio stradale e l'assoluzione di Barzan per tutti gli altri reati. Per la sentenza bisogna attendere ancora: dopo l'udienza fiume di ieri, durata ben 11 ore, il processo si riaggiorna il 6 ottobre per le repliche. La discussione di ieri si è focalizzata soprattutto sul rapporto tra Barzan e la fidanzata, di cui i legali dei due partner hanno dato una lettura diametralmente opposta. Una relazione a dir poco complicata la loro, fatta di adii e riconciliazioni, ma soprattutto di furiose litigate e di tentativi di impietosirsi a vicenda, come è emerso dalle chat prodotte in fase di dibattimento. «Ho evidenziato che Barzan aveva un atteggiamento ossessivo e possessivo nei confronti della mia assistita» - spiega l'avvocato Parenti. Il tragico frontale altro non sarebbe secondo l'avvocato che il culmine di una relazione malata in cui il giovane, di fronte alla prospettiva dell'abbandono avrebbe minacciato più volte gesti estremi come il suicidio. Dichiarazioni fatte via messaggio in cui la Procura ha ravvisato una sorta di anticipazione di ciò che è poi successo la sera dell'incidente. Ma su cui l'imputato stesso aveva minimizzato spiegando che non lo pensava davvero e che anche la ragazza aveva avuto atteggiamenti simili nei momenti in cui i ruoli erano invertiti.
RAPPORTO CONTROVERSO
E' anche su questo che ha fatto leva il difensore Fabio Crea, puntando a minare la credibilità della Biglieri, unica fonte probatoria del processo. A partire dalla testimonianza sui fatti relativi alla violenza sessuale, che invece sarebbe stato un rapporto consenziente secondo la difesa. «E' stato ampiamente dimostrato che nei mesi in cui il rapporto si era sfilacciato i due si sono visti 15 volte e in 5 occasioni hanno avuto un rapporto sessuale - spiega Crea -. Il legame non era completamente reciso e che lei aveva la bramosia di vederlo. Quel 7 giugno non c'era nessun elemento diverso rispetto ai mesi precedenti». Lo schianto quindi non avrebbe nulla a che vedere con un presunto incontro d'addio, secondo il legale. Tanto più che «c'è una relazione del consulente del pubblico ministero che esclude elementi di volontarietà nella ricostruzione tecnico-dinamica dell'incidente». Ora si attende la sentenza.
Maria Elena Pattaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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