Attentato al K3: biglietti scritti a mano accanto all'ordigno

Martedì 21 Agosto 2018
LE INDAGINI
TREVISO La caccia alle impronte e alle tracce di Dna, le telecamere passate al setaccio, i tabulati telefonici, il flusso di dati con i quali è stato rivendicato via web l'attentato al K3 e una manciata di foglietti scritti a mano, ritrovati accanto alla scala antincendio della sede della Lega. In ognuno campeggiava un messaggio chiaro e semplice: «Bomba». Sono diverse le piste investigative seguite dalla Digos di Treviso che, coordinata dalla Dda di Venezia, sta cercando di risalire alla cellula Haris Hatzimihelakis, dalla quale, stando al comunicato diffuso in rete, sarebbe partito l'attacco dinamitardo alla Lega: una bomba carta lanciata contro la sede provinciale del partito che serviva da esca per attirare la polizia (o qualche militante) e far esplodere un secondo ordigno, una pentola a pressione zeppa di esplosivo e chiodi collegata a un filo di nylon. Se toccato avrebbe fatto saltare tutto in aria.
SUL WEB
La rivendicazione riportata da un paio di siti anarchici, potrebbe aver lasciato dietro di sé una scia. Sul web tutto è tracciato e tracciabile ma una mano esperta (così come è esperta quella che ha confezionato la bomba disinnescata dalla polizia al K3 giovedì) può essere in grado anche di schermare le fonti da cui provengono i dati: in questo caso, rendere irreperibile l'origine del comunicato con il quale è stato rivendicato l'attentato alla Lega. Anche servendosi di server che si trovano all'estero, in paesi che hanno fatto della libertà d'informazione sul web la propria bandiera.
I VOLANTINI
Nelle mani degli investigatori ci sono però anche dei biglietti. Dei volantini lasciati vicino all'ordigno la notte della prima deflagrazione. Dei foglietti scritti a mano (del tutto ignorati da domenica 12 agosto, quando è stata sentita la prima esplosione, erano le 5 del mattino, fino a giovedì, quando la Digos ha rintracciato il messaggio anarchico sul web e fatto inviare immediatamente al K3 gli artificieri), sui quali campeggiava una scritta a dir poco inequivocabile: «Bomba»! Erano anch'essi un'esca? La polizia ne ha posti sotto sequestro una mezza dozzina. Su di essi verranno effettuate della analisi scientifiche (impronte digitali e Dna) e calligrafiche. «Alcuni li avevo visti già lunedì - racconta Cristiano Baggio, artista e scultore trevigiano che ha lavorato in questi giorni nell'edificio accanto al K3 - ma aveva piovuto, ed erano inzuppati dall'acqua. Non si leggeva bene e poi pensavo a uno scherzo, nulla di più. Lì dietro c'è chi butta di tutto. Ora a ripensare che sono passato per tre giorni davanti a una bomba mi vengono i brividi».
LA VALIGIA
Intanto la polizia sta cercando di risalire anche a chi, domenica mattina, si è disfatto di un trolley lasciandolo accanto a un cestino alla stazione delle corriere. Sono dovuti intervenire gli artificieri per farlo brillare. La valigia non conteneva indumenti o altro: era vuota. Segno che chi l'ha lasciata se ne voleva disfare ma che ora, se rintracciato, rischia una denuncia. Lo stato d'allerta d'altronde, dopo l'attentato al K3, si è alzato.
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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