Asco Holding, Spresiano denuncia il cda

Giovedì 8 Febbraio 2018
LA POLEMICA
TREVISO Questa volta tocca a Spresiano. La giunta guidata dal sindaco Marco Della Pietra ha approvato una delibera che equivale a una dichiarazione di guerra. Con voto unanime, sindaco è assessori hanno deciso di citare in giudizio tutto il cda di Asco Holding. Motivo: la condotta di questi ultimi mesi, l'enorme ritrosia nel convocare le assemblee, la scelta di non procedere con la fusione tra la Holding e la quotata in Borsa Ascopiave, il tentativo di aggirare gli obblighi della legge Madia (che, appunto, obbliga gli enti pubblici a cedere le azioni delle società partecipate). A questo poi si devono per forza aggiungere la marea di ricorsi al Tar, le segnalazioni alla Corte dei Conti e le denunce penali pronte a partire prodotte dal socio privato Plavisgas, i primi a contrastare la linea del cda. E adesso anche Spresiano si schiera su questo fronte. «Lo avevamo detto per tempo - sottolinea Della Pietra - il nostro obiettivo è che il Comune e i cittadini non subiscano danni economici. E la condotta del cda di questi mesi rischia di far perdere valore alle nostre quote. Insomma: in tanti hanno minacciato azioni, la giunta Della Pietra ha deciso di agire, di metterci la faccia. E abbiamo quindi citato in giudizio il cda. Siamo i primi, ma so che altri ci seguiranno».
Il fronte insomma potrebbe allargarsi. Questo rende ancora più complicata una composizione bonaria della diatriba: gli animi sono troppo esacerbati e gli avvocati stanno muovendo da tempo carte bollate e azioni legali.
IL DOCUMENTO
La delibera approvata dalla giunta di Spresiano, poco meno di tre pagine, è molto chiara. Impunta il cda di aver distribuito un parere in cui, oltre a suggerire la fusione con Asco Tlc e non con Ascopiave, si dice che la Holding non sarebbe una società a controllo pubblico, ma a partecipazione pubblica: differenza sottile ma fondamentale, perché escluderebbe la Holding dagli obblighi della Madia. Per la giunta spresianese questa posizione non sarebbe adeguatamente supportata da motivazioni giuridiche, da qui tutta una serie di conseguenze che Della Pietra non è disposto a sopportare.
LE MOTIVAZIONI
«Qualora la società fosse a controllo pubblico - si legge nella delibera di giunta - l'erronea valutazione di non esserlo porta alla sottrazione della società alle norme che valgono per le controllate, non dando adeguate garanzie di contenimento della spesa, di trasparenza e anti corruzione; quandanche la società non fosse a controllo pubblico, come asserito nel parere, la mancata quotazione in borsa entro 18 mesi dall'entrata in vigore del Tusp (la nuova normativa ndr) determinerebbe comunque l'obbligo di alienazione, vendendo così una partecipazione illiquida nel momento stesso in cui anche tutti gli altri comuni soci sarebbero parimenti costretti a farlo». Quest'ultimo passaggio è cruciale: se i comuni dovessero trovarsi nella condizione di vendere le azioni perché obbligati dalla legge, senza prima aver sottoscritto un patto di sindacato o comunque adempiuto a tutti gli obblighi previsti, dovranno cedere i loro pacchetti azionari senza alcun potere di contrattazione. E questo Della Pietra lo vuole evitare a tutti i costi. Per questo Spresiano ha scelto la via che porta alla fusione con Ascopiave: consentirebbe di mettere le azioni in Borsa e di decidere quando venderle. Questa scelta «consentirebbe al comune socio titolare di quote - continua la delibera - di realizzare un valore maggiore a parità di condizioni in quanto il mercato apprezza maggiormente le partecipazioni liquide perché relative a una società quotata. E inoltre la partecipazione potrebbe essere dismessa secondo le necessità del comune».
Paolo Calia
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