«Affitti, porte chiuse a giovani e precari»

Domenica 15 Dicembre 2019
IL CASO
TREVISO Il problema è la partita Iva. Andrea B. ha 35 anni, una laurea in Storia dell'arte e Conservazione dei beni culturali, un master in Digital marketing, una collaborazione continuativa con un'affermata agenzia di comunicazione del centro storico e, di conseguenza, un reddito stabile. Ma è costretto a fare il pendolare da San Donà, dov'è nato, perché da più di sei mesi sta cercando invano un appartamento in affitto a Treviso. Ne ha già visitati una quindicina, ma al momento di firmare il contratto la risposta è stata sempre la stessa: «Sei precario, non hai garanzie». Le pretese non sono alte: un monolocale o un bilocale fuori mura, non necessariamente con posto auto ma con la possibilità di spostarsi in bicicletta per andare a lavoro, un canone da 600 euro mensili. «Sembra impossibile ma è proprio così - afferma Andrea B. - Appena sentono che sono un partita Iva si rifiutano di darmi l'appartamento».
LE DIFFERENZE
Di esperienze, anche abitative, Andrea B. ne ha avute diverse. Durante il suo percorso di studio prima e di lavoro poi ha vissuto a Vienna, Londra e Roma, città con dinamiche oggettivamente più complesse. Gli unici problemi legati al fatto di essere un libero professionista li ha però trovati soltanto a Treviso. «In Inghilterra ho impiegato meno di un giorno e mezzo per trovare una sistemazione - sottolinea - È vero, ero in un contesto di coabitazione per ragioni economiche, ma vivevo a Vauxhall, in zona 1, dall'altra parte del Tamigi c'era Westminster. L'affitto si pagava a settimana, come funziona per lo stipendio. Sono sicuramente più abituati alla mobilità, anche lavorativa oltre che abitativa, ma la burocrazia iniziale è stata quasi nulla. Così come le richieste di garanzie: non pretendono che siano di lungo periodo come in Italia». Discorso analogo per Vienna, ma anche nella capitale i problemi sono stati minori: «A Roma ho impiegato meno di due settimane per avere un tetto sopra la testa - continua il 35enne - In quell'occasione avevo un contratto a termine, ma non mi ha cerato alcun tipo di ostacolo. Facevo il borsista alla Bibliotheca Herziana, a due passi da piazza di Spagna. Non abitavo proprio lì vicino ma spostarsi a Roma è più semplice. Ed è lì, a posteriori, che ho scoperto che avere una busta paga è diventato quasi determinante». Forte del suo bagaglio professionale, Andrea B. è poi tornato in Veneto, continuando a lavorare nell'ambito culturale e dell'organizzazione di eventi. E a Treviso vorrebbe piantare radici.
LE RICHIESTE
«Sono entrato in una realtà che mi piace, non solo lavorativamente parlando. Vorrei evitare di fare il pendolare ma sembra quasi che la città disincentivi la realizzazione personale dei giovani - rimarca - Ho cercato casa sia tramite annunci online che in agenzia. Tutti molto disponibili, ma il problema è sempre la partita Iva. In un'occasione ho dato come garanzia la pensione di mia madre, ma non è servito a nulla. In un altro caso i proprietari non mi hanno affittato un bilocale perché non avevo un contratto a tempo indeterminato». Andrea B. però non demorde: «Io continuo a cercare, prima o poi qualcuno si fiderà di me - conclude - Il problema è anche che c'è poca offerta Un altro problema è che c'è poca offerta anche se ci sono molti immobili sfitti. Capisco che i proprietari, magari scottati da brutte esperienze precedenti, abbiano delle diffidenze e vogliano tutelarsi, ma in questo modo la città diventa poco appetibile. Il mercato del lavoro è cambiato e si deve tener conto anche di questo. Magari in questo senso le istituzioni potrebbero fare qualcosa per cercare di regolare un mercato che non riesce a farlo in autonomia».
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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