Dissesto Cofidi, sette accusati di bancarotta fraudolenta

Giovedì 15 Ottobre 2020
Dissesto Cofidi, sette accusati di bancarotta fraudolenta
IL CASO
ROVIGO Sette persone accusate di aver creato un buco multimilionario con garanzie prestate in modo allegro, per oltre 39milioni, causando il dissesto di Cofidi Polesine, la Cooperativa fidi e investimenti del Polesine, legata a Confartigianato, ma soggetto di diritto del tutto autonomo, nata per aiutare le piccole e medie imprese nell'accesso al credito, offrendo garanzie per favorire l'ottenimento di finanziamenti dalle banche.
Nel novembre 2014 Cofidi è stata posta in liquidazione coatta amministrativa con decreto del ministro dello Sviluppo economico. La Procura, però, aveva iniziato a muoversi già a marzo dopo che una fonte confidenziale aveva segnalato alla Guardia di finanza la possibilità che nei conti vi fossero irregolarità contabili. In particolare garanzie prestate, negli anni precedenti, senza avere fatto sufficientemente attenzione al possesso dei necessari requisiti da parte dei beneficiari. O comunque, garanzie prestate a condizioni ben più benevole di quanto le condizioni delle aziende avrebbero giustificato. Il tutto mentre, negli stessi giorni, i vertici di Cofidi stavano valutando la richiesta di un concordato. Nata nel 1997, Cofidi aveva conosciuto una crescita esponenziale fino al biennio 2007-2008, poi lo scoppio della bolla economica e della conseguente crisi aveva visto le difficoltà aumentare giorno dopo giorno, fino a quando le sofferenze delle aziende che si erano fatte garantire i prestiti dal Cofidi hanno portato le banche a rivalersi sulla cooperativa.
LE INDAGINI
Le indagini in questi anni sono andate avanti, arricchendosi di elementi: oltre a un esposto di clienti e soci di una Bcc, testimonianze, accertamenti contabili e la relazione del commissario liquidatore. Il sostituto procuratore Sabrina Duò già a dicembre 2019 ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio per sette persone per l'ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta: Alessandro Forestieri, originario di Catanzaro, 46 anni fra pochi giorni, all'epoca dei fatti presidente del consiglio di amministrazione di Cofidi; Antonello Sartori, nato a Monza, 57 anni, che come Andrea Trombini, 46enne di Adria, ricopriva il ruolo di direttore del consorzio; Katia Barbin, di Lendinara, 57 anni, segretaria e responsabile del settore garanzie; Paolo Colombo, 78 anni, di Rovigo, Alessandro Monterosso, 50 anni, nato a Venezia, e Luca Saggioro, 57 anni, di Rovigo, che invece formavano il collegio sindacale.
Per questi ultimi tre, difesi rispettivamente dagli avvocati Federico Cogo, Luca Ponti, Debora d'Aquino e Andrea Cirillo, l'accusa è aver omesso di controllare l'amministrazione della società e di accertare la regolare tenuta della contabilità. Per i quattro amministratori del Cofidi, Forestieri assistito dall'avvocato Rita Tiengo, Sartori dall'avvocato Luigi Migliorini, Trombin dall'avvocato Pietro Someda, Barbin dall'avvocato Luigi Marcomini, l'accusa, invece, è aver omesso di svalutare i crediti insolventi e di aggiornare la posta di bilancio del fondo rischi, provocando quindi, secondo la ricostruzione del pm, con dolo o con operazioni dolose, il fallimento della società, per aver garantito soggetti che non avrebbero avuto i requisiti economici necessari per ottenere finanziamenti, presentando falsi documenti contabili. L'udienza preliminare era fissata lo scorso martedì, davanti al giudice Pietro Mondaini, ma è stata rinviata al 27 novembre.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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