Sposa bambina, in appello ridotta la pena al sinti

Martedì 17 Novembre 2020
Sposa bambina, in appello ridotta la pena al sinti
LA SENTENZA
PADOVA Il nomade di 33 anni Luca Caari, accusato di atti sessuali nei confronti di una ragazzina di appena 12 anni e mezzo di origini sinti, ieri si è visto ridurre la pena in rito abbreviato dai giudici della Corte d'Appello di Venezia. Difeso dall'avvocato Andrea Zambon del foro di Treviso, Caari è stato condannato a quattro anni, mentre in primo grado il Gup Mariella Fino gli aveva inflitto cinque anni. Tutto ha inizio il 10 luglio del 2019 quando il sinti ha accompagnato la sua sposa bambina al pronto soccorso dell'ospedale di Cittadella. I medici si sono subito accorti della gravidanza della ragazzina e hanno chiamato i genitori. La dodicenne è stata affidata alla madre, la quale ha riconsegnato la figlia al marito. Il 26 settembre il sinti ha riportato al pronto soccorso la ragazzina. Lei è stata ricoverata, ma è scappata. Il giorno dopo i carabinieri l'hanno trovata e l'hanno riportata in ospedale. Il sinti ha minacciato anche un infermiere e a questo punto sono stati chiamati i servizi sociali e la dodicenne è stata ospitata in una struttura protetta. E così sono scattate le indagini che hanno poi portato alla condanna il trentatrenne, senza fissa dimora (ultimo domicilio a Vittorio Veneto in provincia di Treviso). Il difensore del nomade, ieri davanti ai giudici lagunari, ha ricordato come la ragazzina sia stata sentita solo dai servizi sociali e mai dagli inquirenti. Inoltre che nessuno ha mai presentato denuncia, quando il reato contestato è procedibile solo per querela. E infine che la giovane ha sempre dichiarato di avere voluto i rapporti sessuali con Caari. Il 33enne ieri era presente in aula e alla giuria ha raccontato di non avere mai convissuto con la ragazza e che «...Quando l'ho conosciuta alla fine del 2018 le chiesi i documenti, ma lei mi disse di non averli e mi disse che aveva 15 anni...». Il legale, che si è visto rigettare la richiesta della revoca della misura restrittiva che vede il nomade costretto a non andare nei luoghi frequentati dalla vittima, ha promesso che presenterà ricorso in Cassazione. «È necessario ricordare - ha precisato il legale - che le tradizioni e la cultura dei nomadi sono diverse dalle nostre. Per loro sposarsi e avere figli da giovanissimi è normale. Lo è stato per la mamma della ragazzina e anche per i suoi fratelli». Dall'unione tra Caari e la giovane è nata una bambina. La piccola affidata ai servizi sociali di Vicenza (la mamma era residente nel comune di Malo), è stata già adottata da una famiglia italiana. Padre e madre della ragazzina di dodici anni, hanno perso la responsabilità genitoriale con sentenza dell'8 novembre dell'anno scorso da parte dei giudici del Tribunale dei minori di Venezia. La loro figlia, oggi 15enne, si trova ancora ospite in una struttura protetta. Il Gip Fino invece in netto contrasto con il difensore di Caari, nelle sue otto pagine di motivazioni della sentenza, aveva scritto ...È stato commesso un crimine che è tale in ogni consesso sociale e che in ogni cultura o tradizione è considerato di gravità estrema. Si deve sgomberare il campo da un possibile equivoco, consistente nel dare per scontato che la situazione in esame sia normale nella mentalità dei sinti. Non è cosi: non è usuale neppure tra loro una differenza di età così forte tra moglie e marito: si sposano presto, è vero, ma tra adolescenti, non una preadolescente (non ancora tredicenne all'inizio della convivenza) e un adulto. La differenza è fondamentale. E non basta: si deve considerare la peculiare condizione della minore: non ci troviamo davanti a una ragazzina precoce e matura, ma a una persona analfabeta e fragile, il cui sviluppo mentale è quello di una bimba di cinque anni....
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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