LA REAZIONE
MONSELICE Il nome è lo stesso, la città pure e anche i

Sabato 15 Agosto 2020
LA REAZIONE MONSELICE Il nome è lo stesso, la città pure e anche i
LA REAZIONE
MONSELICE Il nome è lo stesso, la città pure e anche i servizi offerti sono praticamente identici. Ma la differenza è che un centro estetico paga regolarmente le tasse, l'altro invece no. Perché figurava come associazione pur essendo un'attività commerciale a tutti gli effetti. «Finalmente li hanno sgamati!» al telefono il sollievo di Nicola Bruscagin (nella foto con la moglie) è palpabile. È il titolare del centro estetico Anima e Corpo di Monselice, omonimo di uno degli esercizi inseriti nella rete di saloni di bellezza camuffati da associazioni che la Guardia di Finanza ha smascherato con l'operazione La Grande Bellezza.
Tre le persone denunciate, sei evasori totali scoperti, 4,5 milioni di euro su cui non hanno mai pagato le tasse e oltre 900mila euro di Iva non versata. Numeri da capogiro per Bruscagin, che proprio ieri mattina è andato dal suo commercialista per preparare la dichiarazione dei redditi. «Noi non c'entriamo niente con questi sciacalli» precisa il titolare del centro estetico di via Rovigana, attivo in città da una quindicina d'anni insieme alla sua socia Sabrina Zorzato. Ma soltanto da poco ha scoperto quasi per caso l'esistenza di un'attività analoga e omonima, ma con uno status diverso pur erogando gli stessi servizi: un'altra Anima e Corpo, con sede tra il centro di Monselice e la frazione di Ca' Oddo.
«Me ne sono accorto il giorno in cui un corriere ha scaricato un bancale di prodotti di bellezza davanti al mio centro racconta . Prodotti che non avevamo mai ordinato e che erano destinati a un'associazione culturale col nostro stesso nome».
Qualche settimana fa il titolare ha scoperto, sempre attraverso forniture, che l'esercizio era inserito in una catena commerciale in cui figuravano anche altre sedi di presunte associazioni. Le Fiamme Gialle hanno individuato infatti saloni di bellezza operativi sia nella Bassa Padovana (Conselve, Abano Terme, Monselice, Este, Piove di Sacco), sia in altre province venete (nel veneziano, in Polesine e perfino a Cortina d'Ampezzo).
«Sono centri estetici a tutti gli effetti in cui lavorano professionisti. Il camuffamento non sta nelle attività svolte, come capita in alcuni casi quando per massaggi si intendono in realtà prestazioni sessuali. Il trucco in questo caso sta nel regime fiscale prosegue Bruscagin . Io pago l'Iva, i contributi all'Inps, loro no. Al fisco dichiarano zero».
Il meccanismo di solito è ben congegnato, tanto da mettere al riparo i responsabili: «Figurano sempre come nullatenenti così non gli si può confiscare niente. Chiudono l'esercizio, sì, ma domani riaprono da un'altra parte. Il guaio è che c'è chi approfitta del fatto che servizi di un certo tipo possono essere erogati anche da circoli e associazioni». Anche se all'ingresso dei centri estetici mascherati un cartello specificava che l'accesso era riservato ai soli soci (con tesseramento gratuito), di fatto chi entrava era cliente a tutti gli effetti e pagava tariffe specifiche a fronte dei trattamenti scelti. Per renderli un saloni di bellezza in piena regola mancava soltanto il registratore di cassa. Un dettaglio niente affatto trascurabile.
«È una concorrenza sleale incalza Bruscagin perché è chiaro che non pagando le tasse possono abbassare i prezzi, rischiando alla lunga di portare via clientela ai centri estetici che invece lavorano nel rispetto della legge».
«Noi non c'entriamo proprio niente con questo sistema ci tiene a sottolineare ancora una volta il titolare di Anima e Corpo . Anzi mi dispiacerebbe che il nome dell'attività venisse associato a questo affare illecito».
Maria Elena Pattaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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