«La morte di Sergiu Todita sia una spinta per la sicurezza»

Venerdì 8 Giugno 2018
«La morte di Sergiu Todita sia una spinta per la sicurezza»
DOPO LA TRAGEDIA
PADOVA La priorità, adesso che lo stabilimento di riviera Francia delle Acciaierie Venete è stato dissequestrato, è quella di ripartire in tutta sicurezza per evitare che incidenti come quelli del 13 maggio scorso quando una siviera con 90 tonnellate di acciaio fuso è caduta a terra investendo con schizzi incandescenti e una bolla di calore, quattro operai si verifichino ancora. Anche perché la morte di uno di quegli operai, Sergiu Todita, dopo 24 giorni di agonia, ha posto la sicurezza interna all'azienda al primo posto nei pensieri futuri di sindacati, lavoratori e proprietà.
I SINDACATI
«Bisogna capire cosa dirà lo Spisal, ad oggi l'azienda non è operativa spiegava ieri Loris Scarpa, segretario provinciale della Fiom Cgil Dopo il dissequestro l'azienda è ripartita con le operazioni di sistemazione in vista di una ripresa, ma sul punto dovrà confrontarsi con noi: ci sono le valutazioni dello Spisal poi ci saranno anche le nostre. Questo sacrificio, deve cambiare il modo di concepire il lavoro». Concetto che i sindacati stanno cercando di far capire a suon di manifestazioni. Uno sciopero regionale e unitario è infatti in programma nei primi giorni della prossima settimana a Padova. Di certo non sarà di sabato, per creare così più di un grattacapo alle aziende. L'obiettivo è anche non cozzare con la data del funerale di Sergiu Todita.
«Siamo riusciti a metterci in contatto con la moglie raccontava ieri Stefano Lazzarini, delegato Rls e Rsu di Fiom in riviera Francia abbiamo dato la nostra disponibilità a offrirle un passaggio a Cesena, ad allestire la camera ardente di Sergio e qualsiasi cosa le possa servire. Ci ha risposto con un semplice grazie, è sotto choc e non sa cosa dire».
LO SCIOPERO
Intanto anche ieri i metalmeccanici della provincia si sono fermati per due ore ogni turno, in solidarietà ai colleghi di riviera Francia, in cassa integrazione da dopo l'incidente e colpiti dalla morte di uno di loro, mentre Marian Bratu e David Di Natale lottano ancora. Alle loro famiglie i lavoratori dell'altro impianto padovano di Acciaierie Venete, in via Pellico, hanno deciso di devolvere lo stipendio delle due ore di lavoro in cui avrebbero scioperato: decisione presa dal momento che da lunedì scorso, e almeno fino a sabato 16 giugno, anche i 94 dipendenti di via Pellico sono in cassa integrazione.
L'AZIENDA
«C'è grande dolore per quello che è successo e anche noi siamo a disposizione della famiglia affermava ieri Francesco Semino, responsabile relazioni esterne di Acciaierie Venete - Dal punto di vista della ripartenza, abbiamo iniziato non appena ci è stato riconsegnato il capannone, ma ci saranno passaggi obbligatori per la messa in sicurezza che verranno confrontati con gli organismi di controllo. Non so dare una tempistica, ora si devono fare le cose fatte bene. Stiamo gestendo le cose in modo tale che sia i clienti che i nostri lavoratori subiscano i minori disagi possibile».
ART. 18
Va ripristinato l'articolo 18 per i lavoratori che vengono licenziati quando si rifiutano di lavorare in regimi di poca sicurezza proponeva Andrea Bonato, di Fim Cisl attraverso un tavolo unitario». «Non basta più manifestare e scioperare quando succede una morte sul lavoro era l'eco di Nicola Panarella, segretario generale Fim Cisl Padova Rovigo - Le azioni che dobbiamo intraprendere sono altre. Un paese civile fa prevenzione, cultura, informazione, mette in campo investimenti. Dobbiamo spingere perché ci siano forti investimenti di Stato e Regioni per potenziare le strutture di controllo e ispezione, perché le verifiche nei luoghi di lavoro avvengano quotidianamente».
Nicola Munaro
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