Drago: «Mi hanno restituito l'onore»

Mercoledì 14 Ottobre 2015
«Sono stato stritolato e distrutto dai media, e la mia carriera da amministratore si è interrotta. Anche gli amici hanno dubitato di me. Ora mi sento di aver attraversato il deserto ed essere rinato».
Andrea Drago commenta così l'archiviazione della sua posizione. Dal 2000 al 2005 presidente Ater e dal 2006 al 2010 direttore generale dell'Arpav, carica da cui era stato frettolosamente estromesso dalla Regione alle prime indagini. «Devo ringraziare l'ostinazione del pm Baccaglini e del procuratore Stuccilli che hanno rovesciato le accuse a mio carico. Non ero io che avevo preso i soldi. Anzi avevo subito una vendetta per non aver voluto accettarli. Un piano architettato da chi aveva il potere di muovere molte pedine, anche all'interno della Procura: il processo penale da poco iniziato contro Cappadona e Mauro Bertani potrà acclarare come sono andate le cose. Numerosi riscontri raccolti dagli inquirenti con un'indagine puntigliosa e secretata, portano gli inquirenti a ritenere che sia stato proprio il maresciallo a far giungere in Procura gli esposti contro di me firmati da Tiziano Pinato, e questo non a caso proprio nell'imminenza del rinnovo del mio incarico, rinnovo puntualmente sfumato».
«Intanto dal cinque ottobre del 2010 ho passato cinque anni d'inferno. Solo perché non avevo accettato un'offerta che aveva mancanze macroscopiche. Una su tutte. La destinazione urbanistica del palazzo era commerciale e non direzionale. Non avrei potuto aprire alcun ufficio».
«Ho resistito perché sono un avvocato e grazie al mio avvocato - conclude - ma sentirsi un appestato mi ha rovinato la vita. Questa archiviazione mi ridà l'onore».

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