Coronavirus, la zona bianca

Domenica 13 Giugno 2021
IL CASO
PADOVA Quando un messaggio su Whatsapp diventa virale viene accompagnato da due piccole frecce e una scritta: Inoltrato molte volte. È il modo per segnalare che c'è stata una raffica di condivisioni. Ecco, i filmati sull'evento inaugurale del Pride Village avevano già quel piccolo simbolo ieri mattina alle 9. Le immagini di venerdì sera sono state inviate per tutta la notte da baristi, ristoratori e gestori di discoteche chiuse da 16 mesi. Di chat in chat, con un'unica domanda: «Perché loro sì e noi no?». Un anno dopo esplode nuovamente il caso del Pride, la manifestazione Lgbt più importante d'Italia, organizzata al Parco delle Mura di via Zancan dal deputato Pd Alessandro Zan. Nei video si vedono tantissimi giovani ammassati: bevono, fumano, chiacchierano e alcuni ballano. Molti, moltissimi, senza mascherine.
LA CATEGORIA
A riassumere il malcontento dei gestori dei locali è l'Appe, associazione padovana dei pubblici esercizi, che esce con una nota al vetriolo: «Al Padova Pride Village vige l'immunità? Non quella dei vaccini, quella dalle regole. Evidentemente le polemiche dell'anno scorso non hanno insegnato nulla, anche quest'anno il Padova Pride Village sembra un evento in cui le regole non valgono: niente distanziamenti, ballo libero, mascherine optional che pochi indossano. E così, mentre i pubblici esercizi vengono sanzionati con multe e chiusure se un paio di clienti si fermano a bere dietro l'angolo del locale, qui non c'è alcun problema: si può fare sostanzialmente quello che si vuole. Adesso chiediamo solo una cosa, semplice e banale: sanzione agli organizzatori e chiusura dell'attività per cinque giorni. In caso di reiterazione, chiusura per trenta giorni. È previsto dalla legge».
Alla polemica della categoria segue quella politica, con l'assessore regionale al Commercio Roberto Marcato che attacca: «Sembra una zona franca e sembra che il Pride Village sia intoccabile. Se noi facessimo un gazebo della Lega con dieci persone assembrate ci sarebbero già interrogazioni parlamentari, invece sembra che contro il Pride Village non si possa dire niente altrimenti si passa per omofobi. Ne ho le scatole piene di questo falso politically correct. Quello che è successo venerdì sera è una sberla a tanti imprenditori e tanti professionisti che si sono visti massacrati solo per il fatto di aver rispettato le norme». Poi, puntuale, la stoccata sul Ddl Zan: «Visto che lui si batte per approvare nuove norme, pensi a rispettare anzitutto quelle che già ci sono».
LA REPLICA
Gli organizzatori affidano la replica ad un lungo comunicato: «Quella di ieri - scrivono - è stata una serata che si è svolta nel pieno rispetto delle regole come testimoniato dalle forze dell'ordine presenti al Festival. A loro va il nostro ringraziamento per aver presidiato la manifestazione per tutta la sera: non si sono verificati problemi e non è stato necessario nessun intervento. Gli addetti alla sicurezza presenti sono stati inoltre molto solerti a ricordare al pubblico le regole basilari di prevenzione: obbligo dell'uso della mascherina e del distanziamento. Ripetuti e insistenti sono stati, come tutti i presenti possono raccontare, gli inviti dal palco a indossare mascherina e mantenere un comportamento corretto».
«Siamo consapevoli che soprattutto per il pubblico più giovane, che dopo un lungo periodo di isolamento sta tornando a ripopolare tutti i luoghi della città, ci sia una forte necessità di socialità - prosegue la nota - Da parte nostra, se sarà necessario, ci sarà un'ulteriore intensificazione dei controlli, oltre all'invito a utilizzare tutto il grande spazio verde del Parco delle Mura che permette di restare distanti pur sentendosi tutti parte della stessa manifestazione».
PALAZZO MORONI
I video sono stati inviati dai gestori dei locali al prefetto e a tutte le autorità. Diego Bonavina, assessore alla Sicurezza, cerca di trovare un equilibrio tra la voglia di divertirsi dei ragazzi e la necessità di far rispettare le regole. Da mesi si sgola invitando tutti a indossare la mascherina e mantenere il distanziamento, ma in questo caso prende le difese degli organizzatori: «Mi spiace che l'Appe abbia presa una posizione del genere, ma dal mio punto di vista parliamo di una polemica che non esiste. Certo, ricordiamo a tutti che la mascherina va indossata ma ho visto i video diventati vitali e sfido chiunque a dire che quella fosse una discoteca a cielo aperto. Erano presenti Polizia, carabinieri e Polizia locale e non è stato necessario alcun particolare intervento».
Poi Bonavina allarga il concetto: «Stiamo cercando di riaprire Padova nel modo più normale possibile, ma l'Appe sbaglia se dice che al Pride le regole non esistono. A differenza dell'anno scorso, per esempio, ora la musica può essere tenuta solo fino a mezzanotte e non più fino alle due. Certo, poi se vedi dei ragazzi con la mascherina abbassata è difficile da valutare se stanno bevendo, fumando o facendo finta. Chiediamo la collaborazione di tutti e intanto abbiamo aperto più spazi possibili all'aperto. È il modo migliore per evitare assembramenti».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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